> > Decreto sicurezza bis: il M5S è prigioniero di Salvini, ma se la prende con ...

Decreto sicurezza bis: il M5S è prigioniero di Salvini, ma se la prende con i dissidenti

matteo salvini decreto sicurezza

Approvato il decreto sicurezza bis. E nel M5S, prigioniero di Salvini, si è avviata l'immancabile guerriglia contro i traditori.

L’ultimo, in ordine di tempo, è stato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Come altri colleghi, in quota M5S, ha lamentato l’inefficacia del ministro dell’Interno Salvini, nello specifico, nel contrasto agli avvelenatori di terra campana e a chi materialmente contribuisce alla criminale pratica dei roghi tossici.

Prima di Costa, medesime valutazioni erano state mosse da Nicola Morra, presidente della commissione di inchiesta sulle mafie perché Salvini non si presenta in audizione anche per chiarire i rapporti tra il consulente leghista Paolo Arata, in contatto con l’ex sottosegretario Armando Siri, e Vito Nicastri, ritenuto dagli inquirenti vicino al latitante Matteo Messina Denaro.

Insomma il ministro Salvini è tutto Papeete e propaganda e fa poco contro i trafficanti di veleni e ignora le commissioni di inchiesta così come il Parlamento dove neanche ha risposto al Presidente della Camera Roberto Fico per giustificare il suo no alla richiesta di chiarire i rapporti tra Gianluca Savoini e il Russiagate. Insomma Salvini del M5S, dei suoi esponenti e, ancor più grave, delle istituzioni non ha grande considerazione e lo dimostra con i suoi quotidiani comportamenti.

In un governo così composto, animato da contese continue, si dovrebbe subito staccare la spina, come suggerisce qualche ministro leghista e, invece, il capo politico del M5S Luigi Di Maio conduce, ogni giorno, le truppe grilline di Camera e Senato verso un baratro impensabile, numerosi in Parlamento e irrilevanti nel paese così da diventare prigionieri della scatoletta di tonno che avrebbero dovuto aprire. L’ultimo sigillo alla scatoletta di tonno è l’approvazione del decreto sicurezza.

Ieri nelle chat dei senatori grillini non è stato sollevato un dubbio sulla natura del provvedimento, bocciato nell’ordine da Libera di Don Luigi Ciotti che ha parlato di ‘aberrazione giuridica’, da Amnesty e dall’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati.

Nelle chat si è avviata la immancabile guerriglia contro i traditori. Il senatore Emanuele Dessì ha subito posto la questione degli infedeli che sono usciti dall’aula al momento del voto. “Certa gente non serve a niente”, ha spiegato ai colleghi. Infedeli colpevoli di non aver votato un decreto che giocando sulla parola sicurezza punisce le Ong e inasprisce le pene per reati commessi in manifestazioni pubbliche.

Eppure alcuni parlamentari grillini arrivano da esperienze di lotta per la difesa del territorio e dell’ambiente, ma hanno votato una legge che condanna, prima di tutto, la loro storia. Ecco la storia, quella di un movimento che ha smesso di opporsi, ma si è integrato e rischia di diventare l’inutile comparsa di un governo a guida Salvini.