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Coronavirus, meglio rialzare la testa da soli con orgoglio, creatività e spirito civico

Italia e coronavirus

Se da un lato il Coronavirus mostra l'inefficenza della UE, dà anche all'Italia la possibilità di rialzarsi puntando sui suoi veri professionisti.

Comunque la si rigiri resteranno da un lato le immagini di un’Unione Europea formato attuale disunita, impreparata, troppo burocratizzata, incapace di dirimere le liti fra Stati Membri, di reagire con strumenti efficaci ad una crisi economico sociale senza precedenti, dall’altro lo scollamento drammatico fra le direttive, giuste o sbagliate che siano, di un governo italiano in carica e una burocrazia antiquata, incapace di rendere esecutive le stesse decisioni governative in tempi rapidi, anche di fronte ad un cataclisma.

Nello stesso tempo si presenterà l’occasione irripetibile di modificare profondamente istituzioni nazionali e internazionali disunite, disorganizzate, impreparate ad affrontare una vera emergenza che ha colpito maggiormente noi europei, insieme a Stati Uniti e Cina, meno “gli Altri”. La retorica delle parole, delle dichiarazioni vuote non seguite da atti concreti, delle miserie umane e fra stati, sono emerse nella tragedia con tutta la chiarezza e virulenza possibili. Quasi tutti hanno capito. Le popolazioni, le classi produttive non vorranno più affidarsi a classi dirigenziali prive di leadership e capacità operative, rappresentanti per lo più arroganti nella loro ignoranza e inadeguati culturalmente e professionalmente a svolgere mansioni importanti per lo Stato, o per l’istituzione internazionale, a beneficio delle comunità, dei cittadini.

In Italia molti sono stati paracadutati ad assumere responsabilità senza meriti, titoli né tantomeno esperienza professionale e umana del mondo in cui dovrebbero agire e competere a livello nazionale e internazionale. Si è andata così formando nel tempo una burocrazia deteriore, inefficiente a protezione non tanto degli interessi dello stato e dei cittadini, se non per gli aspetti formali e ineludibili, quanto di interessi particolari, soprattutto a tutela degli interessi di carriera a tutti i livelli.

Perfino gli alti dirigenti amministrativi non politici (molti dei quali comunque lottizzati politicamente), i segretari generali dei ministeri, i direttori generali, i funzionari, coloro che dovrebbero vigilare, tutelare la neutralità della macchina amministrativa, per quanto possibile e al minor danno per il Paese, guidare i politici inesperti meno idonei, riparare gli errori, prevenire, pur consapevoli del declino, della perdita di prestigio del nostro Paese, si sono adeguati all’andamento burocratico deteriorato senza sussulti, svilendo l’orgoglio, l’etica delle loro funzioni.

Complici coscienti del declassamento del Paese. Naturalmente, e per fortuna, non tutti nello stesso fascio, vi sono ministeri chiave per la nostra proiezione internazionale quali Difesa, Interni, Economia dove, a prescindere dalla guida politica, dal declino generalizzato, le impalcature sembrano reggere con sempre maggior fatica ma con oasi di eccellenza garantite ad esempio dalle Forze Armate, dagli apparati di sicurezza e dall’abnegazione di funzionari e impiegati leali, consapevoli, guidati da spirito di appartenenza. Purtroppo risultati alla mano la parabola degli Esteri è di segno contrario, protagonista in negativo da almeno un quinquennio, co-responsabile del nostro declassamento quasi irreversibile sulla scena internazionale nonostante le tradizioni, le indiscusse competenze interne evidentemente scarsamente coese e motivate da una guida non più idonea a rispondere strategicamente e concretamente alle sfide contemporanee.

Fra le eccellenze pubbliche o partecipate dallo Stato rimaste vive sulla scena con orgoglio e risultati vanno senz’altro citate con riconoscenza la Cassa Depositi e Prestiti, le nostre grandi aziende ENI, Leonardo, Fincantieri, Ferrovie dello Stato, RAI, ENEL, Poste italiane.

La profonda trasformazione amministrativo-burocratica da attuare, necessaria, obbligata dalle circostanze, la dobbiamo ai nostri morti, ai nostri anziani, a coloro che hanno compiuto il proprio dovere fino in fondo con energia, generosità, etica e professionalità. Si tratta di quelle persone che operano con senso dello Stato ed etica professionale, non eroi eppure considerati tali in quanto si distinguono dall’andazzo generale e si differenziano nettamente dalle corporazioni privilegiate che vivono al di fuori della realtà che li circonda, dai fannulloni raccomandati e non che imperversano nelle amministrazioni pubbliche.