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Quali ponti sono attualmente considerati a rischio in Italia

ponti a rischio

Dopo il disastro di Genova, andiamo a vedere quali altri ponti in Italia sono considerati pericolosi, da Agrigento alla Sardegna.

Le tragiche immagini del crollo del ponte Morandi che hanno fatto il giro del mondo hanno shockato tanto l’opinione pubblica quanto il mondo della politica. In tanti, tra ministri e sottosegretari, hanno fatto sapere che la macchina politica si sarebbe messa in moto per rinvenire le cause che hanno portato al crollo. Tuttavia, in pochi sembrano portare a galla il fatto – lampante – che il ponte Morandi di Genova non è l’unico in Italia a versare in condizioni tutt’altro che ottimali. Quali sono gli altri ponti?

Il ponte Morandi di Agrigento

Il cugino più prossimo del ponte Morandi genovese, crollato nella mattina del 14 agosto nello sbalordimento generale, è l’omonimo ponte che si trova ad Agrigento. Come il Morandi genovese, anche ad Agrigento il ponte collega il centro della città con i quartieri periferici. Il viadotto è lungo 4 chilometri e fu realizzato nel 1970, poco dopo l’inaugurazione del Morandi di Genova. Nel 2017, dopo aver verificato lo stato precario in cui versavano diversi punti della struttura, il sindaco ne decretò la chiusura temporanea per dei lavori di riparazione previsti della durata di due anni.

La costruzione del ponte, per quanto a suo tempo ne fu elogiata l’efficienza e la rapidità di spostamento che consentiva, non fu però esente da critiche. Quella più feroce riguardò l’impatto paesaggistico in quanto il viadotto attraversa una zona particolarmente suggestiva come la Valle dei Templi. Le critiche sono continuate praticamente fino ad oggi, con le varie autorità che nel tempo hanno assunto posizioni diverse in riguardo, finanche quella di smantellarlo del tutto e costruire un percorso alternativo che prendesse il largo dal sito archeologico. Questa opzione è riemersa in queste ore in seguito ai fatti di Genova, ma l’Anas ha confermato che si sarebbe solo trattata di una restaurazione e non di una ricostruzione ex-novo. Il ponte dovrebbe essere agibile nuovamente nel 2021.

Gli altri “Morandi”

Il crollo di ponti, per lo più costruiti tra gli anni 60 e gli anni 70, non è purtroppo notizia nuova nel nostro paese. Casi di questo tipo, seppur con conseguenze meno tragiche, si erano avuti negli ultimi anni, tra gli altri, a Fossano, in provincia di Cuneo, e ad Ancona. Altri però sono ancora in piedi ma quanto il pubblico tanto gli esperti ne hanno messo in dubbio lo stato. Uno di questi si trova nel bresciano, sulla statale 42 nel tratto che collega Ponte di Legno (nomen omen?) con il passo del Tonale. A lanciare l’allarme fu la sindaca di Ponte di Legno Aurelia Sandrini, facendo notare che la struttura rischia di cedere e che i suoi appelli all’Anas di Milano erano stati ignorati. Alcuni soccorsi sono poi arrivati, rasentando il ridicolo: infatti fu installata sotto il ponte una trave di legno a mo’ di puntello.

Suscita perplessità anche il cavalcavia Mesu Mundu, in Sardegna, sulla statale 131. Il ponte versava già in condizioni precarie quando, nel 2009, un tir che trasportava una pala eolica rimase incastrato nella struttura provocando, a detta degli esperti, un danno irrimediabile. Anche in questo caso furono i sindaci del posto a segnalare il pericolo e anche in questo caso l’Anas fu reticente a collaborare in maniera tempestiva. Il ponte è oggi nelle medesime condizioni dopo l’incidente del 2009.

Infine un altro ponte dichiarato pericolante, anche in questo caso un cavalcavia, è quello di Isella in Brianza, chiuso formalmente nell’ottobre 2016. L’Anas sentenziò che quel ponte non era adatto al trasporto di mezzi pesanti. Quando fu progettato, nel 1969, il cavalcavia serviva da semplice collegamento tra due piccole frazioni, ma nel tempo aveva cominciato ad essere utilizzato anche da tir e vetture pesanti, finché non erano comparse delle crepe nell’asfalto.

Il ponte dovrebbe essere abbattuto al più presto.