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Quali sono i farmaci che funzionano contro il Covid? Il parere degli esperti, quali sono, quali funzionano meglio

Contro il covid 19 è importante anche la cura con i farmaci

Farmaci che funzionano contro il Covid, il documento congiunto tra Società Italiana di Medicina Generale e Società Italiana di Malattie Infettive

Vaccinazioni e speranze di debellare il coronavirus, ma quali sono i farmaci che funzionano contro il Covid se il virus obbligasse la specie umana ad una convivenza forzata con esso? Casi di coronavirus in risalita e vaccinazioni importanti: sulla scorta di questa apparente contraddizione l’Europa “tiene” e valuta la possibilità di convivere con il Covid 19, il che rimette sul piatto la questione non solo dei vaccini che puntano ad impedire la malattia, ma anche dei farmaci che una volta che sia insorta ne curino i sintomi, farmaci che prevengano il rischio di ospedalizzazione.

Quali sono i farmaci contro il Covid? Non protocolli ma “raccomandazioni”

Lo scopo parallelo è quindi quello di individuare al più presto dei protocolli farmacologici precisi, anche perché in realtà L’Agenzia Italiana del Farmaco più che di protocolli parla di “raccomandazioni”. Il Ministero della Salute ha aggiornato lo spot sulle cure domiciliari ad aprile di quest’anno, ma proprio in questi giorni è in uscita un documento congiunto tra Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) e Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT). Lo scopo? Fare il punto di una pista che era rimasta un po’ “dormiente” rispetto a quella prioritaria dei vaccini.

Quali farmaci contro il Covid? “Vincono” i monoclonali

La svolta parte da dove si era rimasti: gli anticorpi monoclonali contro la proteina Spike, il solo trattamento antivirale efficace contro il SARS-CoV-2. Il senso del sunto in atto lo ha spiegato al Corriere della Sera Gianluca Trifirò, Professore Ordinario di Farmacologia dell’Università di Verona: “L’unico intervento sono le terapie contro i sintomi, quindi paracetamolo per la febbre e FANS per i dolori muscolo-scheletrici, oltre al monitoraggio della saturazione”. E i monoclonali? “Possono essere considerati nelle prime fasi di infezione sintomatica per pazienti fragili o ad alto rischio (diabetici, cardiopatici, persone molto anziane) nella gestione domiciliare: è il medico di famiglia che deve identificare infatti il soggetto da trattare e inviarlo tempestivamente alle strutture di riferimento. Questi farmaci sono somministrati per infusione in ambulatori dedicati”.

I monoclonali e i farmaci che contro il Covid funzionano meglio: quali sono

E sono importantissimi perché “sono gli unici farmaci che abbiano dimostrato un’azione antivirale, utile soprattutto nelle primissime fasi, entro i primi 3-4 giorni dall’eventuale insorgenza della sintomatologia clinica lieve/moderata. In termini di riduzione della viremia sono tutti efficaci, soprattutto rispetto a molti altri farmaci già in commercio testati come antivirali contro il SARS-COV2 che nel tempo si sono rivelati inutili, se non addirittura dannosi”. Il “segreto” dei monoclonali sta tutto nella loro funzione base: “Sono anticorpi che vanno a legarsi alla proteina Spike e impediscono l’ingresso nelle cellule e, quindi, la replicazione del virus. Ad oggi risultano sicuri, molto efficaci e richiedono una sola infusione”. Partendo dall’assunto scientifico per cui pare che i monoclonali siano efficaci anche contro la variante Delta resta il problema della licietà de loro utilizzo in Italia.

Farmaci che funzionano contro il Covid: autorizzazioni e nuove titpologie

Ha spiegato il professor Trifirò: “Hanno un’autorizzazione di emergenza e, in maniera simile ai vaccini che hanno ricevuto approvazione condizionale, è contemplata una rivalutazione del loro profilo rischi-benefici sulla base di nuovi dati generati dopo la loro commercializzazione”. E “In Italia sono oltre 6.100, dal 10 marzo a fine giugno, i pazienti Covid che li hanno ricevuti”, non moltissimi a dire il vero. Ed entro la fine dell’anno “potremmo avere a disposizione quattro (se non di più) anticorpi monoclonali anti-proteina Spike, quali la combinazione di bamlanivimab ed etesevimab di Eli Lilly e la combinazione di casirivimab e imdevimab di Regeneron-Roche, già autorizzati in Europa per uso emergenziale, e regdanivimab di Celltrion e sotrovimab di GlaxoSmithKline-Vir Biotechnology, in fase di revisione da parte di EMA; inoltre ci sono molte aspettative su immunosoppressori già in commercio per il trattamento dell’artrite reumatoide, quali baricitinib e tofacitinib”.