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Coronavirus, in aumento i casi di terapia intensiva da aprile

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La fondazione Gimbe, ha stimato un aumento dei casi di terapia intensiva, per la prima volta da aprile. Si rischia un nuovo lockdown.

Aumentano i casi di terapia intensiva. Questo è almeno quello che stima il monitoraggio settimanale della Fondazione Gimbe. Un trend in aumento non solo in Italia, ma anche in tutta Europa. Rispetto alla settimana precedente, si parla di un aumento del 46% dei casi positivi (2818 contro i 1931) rispetto alla settimana precedente, nonostante una diminuzione dei dei tamponi diagnostici. (174.671 contro i 187.316 della settimana precedente). Un dato quindi preoccupante che a detta del presidente della Fondazione Nino Cartabellotta, potrebbe far scaturire un nuovo lockdown.

Solo qualche settimana fa, l’ospedale civile di Brescia, ha accolto nuovi pazienti in terapia intensiva.

In aumento casi di terapia intensiva

“Dal 5 all’11 agosto si conferma non solo un trend in netta crescita dei nuovi casi e, in misura minore dei pazienti ospedalizzati con sintomi, ma per la prima volta da inizio aprile si registra un aumento dei casi in terapia intensiva. Spie rosse che invitano a non abbassare la guardia e mantenere un grande senso di responsabilità individuale e collettiva”. Così’ ha dichiarato il presidente Nino Cartabellotta commentando i dati dell’ultimo report settimanale.

Il dato che salta sicuramente più all’occhio è quello dell’aumento dei ricoveri in terapia intensiva che ha fatto un balzo del 19,5%. Un’altra spia rossa è il 5,3% dei ricoverati con sintomi. Sono dati che sicuramente non vanno sottovalutati e che ci dicono molto rispetto al grande aumento di positivi di questo inizio mese.

I contagi per regione

All’11 agosto, i casi attualmente attivi sulla penisola italiana sono 13.561, un aumento significativo se si pensa che solo la settimana scorsa, il totale era di 1079 positivi in meno. Il numero maggiore di contagi, rimane sempre la Lombardia, con il 40,7% dei contagi totali. Un altro buon 47.8% invece è ripartito tra Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, Sicilia, Campania e Toscana. Il restante 11,8% invece è ripartito tra le 11 regioni mancanti e le due province autonome di Trento e Bolzano.

L’analfabetismo scientifico

“Purtroppo, se da un lato Governo e Regioni cercano di mettere in campo nuove azioni per frenare la risalita dei contagi, la comunicazione pubblica continua ad essere influenzata da messaggi che minimizzano i rischi, ignorando totalmente dinamiche e tempistiche che condizionano la risalita della curva epidemiologica e facendo leva sull’analfabetismo scientifico di una parte della popolazione”. Ha commentato così il presidente della Fondazione Gimbe, in merito ad uno dei principali problemi dei contagi. Del resto è cronaca di tutti i giorni il pensiero di una buona fetta della popolazione che minimizza i problemi relativi al contagio, o addirittura la credenza che il Coronavirus sia solo una fake news creata dai Mass Media per terrorizzare la gente.