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Sputnik V, studio rivela: «Anticorpi anti-Covid nel 100% dei vaccinati»

Vaccino

Un nuovo studio realizzato in Argentina ha dimostrato l’efficacia del vaccino russo Sputnik V e la presenza di anticorpi nel 100% dei vaccinati.

Un recente studio scientifico condotto in Argentina ha dimostrato che il vaccino russo Sputnik V, sintetizzato contro il coronavirus, produce anticorpi neutralizzanti individuabili a livello ematico in tutti i soggetti vaccinati.

Sputnik V, studio rivela: «Anticorpi anti-Covid nel 100% dei vaccinati»

I risultati della ricerca argentina sullo Sputnik V sono stati diramati negli ultimi giorni, in occasione di un confronto tecnico-scientifico organizzato online al quale hanno partecipato i ricercatori e le direzioni dell’Inmi Spallanzani Irccs di Roma, del Centro nazionale di ricerca epidemiologica e microbiologica Nicolaj Gamaleya e del Fondo Russo di Investimento.

In questo contesto, quindi, è emerso che il vaccino russo, prodotto presso il Centro Gamaleya di Mosca, si attesta come uno dei farmaci anti-Covid più efficaci e promettenti sinora realizzati a livello internazionale.

La scoperta dei ricercatori argentini giunge nello stesso periodo in cui l’Ema ha annunciato di aver iniziato le valutazioni sul siero che potrebbe essere, a breve, somministrato nei Paesi membri dell’Unione Europea.

A proposito dello Sputnik V, gli istituti che hanno partecipato all’incontro tecnico-scientifico online hanno ribadito: «Esiste la necessità di instaurare rapporti stabili di collaborazione scientifica finalizzati allo sviluppo e alla valutazione clinica di nuove strategie vaccinali e terapeutiche. Si provvederà presto a stilare un protocollo d’intesa tra i due istituti. Inoltre, sono stati analizzati anche i dati relativi a nuovi aspetti degli studi di impatto nella popolazione anziana e nei confronti delle varianti emergenti del SARS-CoV-2».

Le osservazioni del direttore Francesco Vaia

Sulle necessità di avviare una collaborazione con il Centro Gamaleya di Mosca, si è espresso anche il direttore sanitario dell’Irccs Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, che ha dichiarato: «È la prima volta che due grandi istituti di ricerca si mettono insieme per lavorare ai vaccini e alle terapie anti-Covid. Abbiamo superato la logica della geopolitica – e ha aggiunto – hanno anche detto che sugli over 60 il loro vaccino può raggiungere una copertura del 99%. Ma noi questi dati vogliamo vederli. Ce li manderanno».

L’analisi del virologo Massimo Galli

In merito alle potenzialità e all’efficacia dello Sputnik V è intervenuto anche il virologo dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, che ha esternato alcune considerazioni rispetto al vaccino russo: «Sputnik nasce teoricamente male per motivi mediatici e con grande scetticismo dalla componente scientifica occidentale per l’assenza di dati. Poi ci sono stati dati interessanti seguiti da dati importanti della sperimentazione di fase 3 e non si può che considerarlo un vaccino importante e interessante. Anche perché c’è un aspetto particolare: si tratta, infatti, di un vaccino con adenovirus vettore nel quale vengono utilizzati due adenovirus diversi come vettori uno per la prima e uno per la seconda riducendo di molto quella interferenza che il sistema immunitario umano potrebbe avere reagendo contro gli adenovirus in questione».

Anche in questo caso, quindi, l’esperto non ha celato il proprio sostegno al siero russo.

Sputnik V, le caratteristiche del vaccino russo

Al momento, lo Sputnik V è pronto per essere distribuito in 38 Nazioni dislocate a livello internazionale e prevede, al pari degli altri farmaci sinora sintetizzati, una duplice inoculazione.

Il vaccino, come spiegato dal dottor Galli, si basa sull’azione di due differenti virus della famiglia degli adenovirus, detti Ad26 e Ad5. I due adenovirus sono stati modificati in modo tale da trasportare il gene necessario per la produzione della proteina spike, tipica del Covid-19, che il SARS-CoV-2 impiega per infettare le cellule dell’organismo umano.

Il siero russo, quindi, sfrutta la tecnica del vettore virale alla quale fanno riferimento anche i farmaci prodotti da AstraZeneca e Johnson&Johnson. Nel caso dello Sputnik V, tuttavia, i due adenovirus vengono iniettati nei soggetti che si sottopongono alla vaccinazione separatamente e in tempi diversi.

Con la prima dose, infatti, viene inoculato soltanto l’Ad26 mentre, con la seconda dose, da somministrare a distanza di 21 giorni dalla prima, viene immesso nell’organismo l’Ad5. In questo modo, si riesce a stimolare in modo rapido ed efficace la risposta immunitaria umana.