> > Santoro, il giornalista fa un appello a Mattarella: "Messa repentaglio la mia...

Santoro, il giornalista fa un appello a Mattarella: "Messa repentaglio la mia incolumità"

Santoro appello Mattarella

Il giornalista Michele Santoro si è rivolto direttamente al Presidente della Repubblica Mattarella. Al centro il fascicolo aperto dalla Procura di Caltanissetta sul collaboratore Maurizio Avola.

Il noto conduttore e giornalista Michele Santoro, attraverso una lettera dalle parole quanto mai sentite, si è rivolto al capo dello Stato Sergio Mattarella. Oggetto della lunghissima riflessione del giornalista è l’inchiesta che è stata aperta dalla Procura di Caltanissetta sul collaboratore di Giustizia, Maurizio Avola.

Quest’ultimo – riporta Adnkronos – è accusato di calunnia aggravata e ha fatto una serie di dichiarazioni che riguardano la strage di via D’Amelio e che sono state incluse nel libro scritto dallo stesso Santoro “Nient’Altro che la verità”.

Santoro, l’appello lanciato a Mattarella

Il giornalista nella lettera ha messo in evidenza la difficile situazione che si è trovato ad affrontare: “Caro presidente, spero che non trovi inopportuna questa mia lettera; sono costretto a rivolgermi a Lei per denunciare una grave ferita inferta non soltanto alla mia persona e a quella di altri in contatto con me ma a principi costituzionali fondamentali come la libertà di opinione, di movimento e il diritto alla difesa di ciascun cittadino. Ciò avviene nell’indifferenza generale delle istituzioni di controllo, delle maggiori fonti di informazione, della Federazione della Stampa e dell’Ordine dei Giornalisti e, di conseguenza, dell’opinione pubblica”.

Santoro ha proseguito citando la notizia di richiesta d’archiviazione verso il collaboratore di giustizia riportata dal quotidiano “La Sicilia”: “L’indagine era stata aperta a seguito delle clamorose dichiarazioni di Avola, protagonista del libro da me scritto con Guido Ruotolo ‘Nient’altro che la Verità’, con le quali il collaboratore di giustizia raccontava la sua vita e per la prima volta descriveva la composizione del commando e le esatte modalità di esecuzione dell’attentato in cui hanno perso la vita Borsellino e la sua scorta. Secondo il quotidiano catanese non solo i pm ritenevano priva di riscontri attendibili l’inedita narrazione della strage ma avevano acquisito prove inoppugnabili della sua falsità. Perciò la Procura, considerando dimostrata la malafede di Avola, ipotizzava il reato di calunnia nei riguardi dei mafiosi del gruppo Santapaola”.

“Messa a repentaglio la mia incolumità”

Infine il giornalista, rivolgendosi direttamente al presidente della Repubblica ha spiegato di sentirsi in pericolo: “Se dovesse capitare qualcosa a ciascuno di noi, ai nostri familiari e, in particolare, a un collaboratore di giustizia che si è rivelato fondamentale per smantellare la ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano, tutti è bene che sappiano a chi se ne devono attribuire le responsabilità e quali sono le istituzioni che si sono mosse per impedire che ciò accadesse”