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Spiaggia 'Fascista', pm chiedono archiviazione: 'Nessuna apologia i richiami al ventennio'

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Secondo la procura di Venezia non c'è apologia al fascismo nella spiaggia di Chioggia in cui sono presenti molti riferimenti a Benito Mussolini e a quel periodo.

Se ne era parlato molto in estate, e la storia sembra giungere al capolinea. Gianni Scarpa è un imprenditore di 63 anni, e gestisce lo stabilimento balneare di Playa Punta Canna di Sottomarina di Chioggia. Non è certo il solo a svolgere un’attività analoga, ma a luglio era finito sotto i riflettori dopo che la sua spiaggia era stata definita fascista. Beh, di certo qualche richiamo effettivamente c’è, ma per la procura di Veniezia non c’è apologia al fascismo.

Nessuna apologia fascismo

Per il procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi e per il sostituto Francesca Crupi non c’è apologia al fascismo, e hanno chiesto l’archiviazione. Quindi, le foto e gli slogan di Mussolini, il linguaggio violento sui cartelli affissi ovunque, come «sparo a vista ad altezza d’uomo» o «se non ti piace me ne frego», erano insomma sopra le righe, magari non opportuni, ma non costituiscono di per sé un’azione di proselitismo fascista che metta a rischio le istituzioni, quindi non sono reato. Secondo quanto si è appreso, i magistrati avrebbero ritenuto le immagini del Duce e i richiami al manganello un’articolazione del pensiero del gestore della spiaggia, non una reale apologia, ovvero una violazione dell’articolo 4 della legge 645 del 1952, la cosiddetta legge Scelba.

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Nuovo eroe dei nostalgici

La decisione per l’archiviazione era giunta in seguito alle indagini della Digos veneziana. Spetterà adesso al Gip decidere se chiudere effettivamente il fascicolo, e quindi il caso. Bisogna anche aggiungere che i cartelli e le immagini del Ventennio erano già stati fatti togliere a Scarpa su ordine del Prefetto di Venezia, non appena all’inizio di luglio si sollevò il polverone. In questa storia, il gestore del bagno è diventato il nuovo eroe dei nostalgici del Duce e del suo periodo.

Difesa di Scarpa

Gianni Scarpa si era difeso fin da subito, dicendo di essere non fascista, e che però voleva l’ordine e la disciplina nella sua spiaggia. Infatti, secondo lui, sarebbe pulitissima e ordinata. Nessuno si sarebbe poi mai lamentato del suo ‘stile’, e tutti i suoi clienti l’avrebbero sostenuto in questa storia. Inoltre, sempre secondo l’imprenditore 64enne, a ‘casa sua’ ognuno può e deve fare quello che vuole. Anche Matteo Salvini aveva preso le parti di Gianni Scarpa, presentandosi a Lido di Chioggia, dicendo che non era una posizione politica, e che quindi bisognava difendere la possibilità di fare liberamente impresa, e di non sottoporre a processo le idee del passato.

Secondo l’Anpi, invece, la spiaggia non è esattamente ‘casa propria’, e quindi aveva invocato la sospensione della concessione demaniale al gestore.

Caso a Milano

Questo caso era esploso proprio negli stessi giorni in cui approdava in parlamento il ddl Fiano (poi approvata dalla Camera con 261 voti) sulla propaganda fascista. Un mese dopo un altro pm, stavolta a Milano, aveva chiesto l’archiviazione per un altro fatto di cronaca concerne l’argomento. Si tratta del blitz del 29 aprile al campo X di Milano, nel cimitero di Musocco. Qui un migliaio di militanti dell’ultradestra si trovarono davanti alle tombe dei caduti della Rsi e fecero il saluto romano, immortalando il tutto sui social.