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Strage alla discoteca di Corinaldo, Fedez e Sfera Ebbasta testimoniano in aula

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Fedez e Sfera Ebbasta hanno testimoniato ad Ancona nel processo sulla strage alla discoteca di Corinaldo del 2018.

Nell’ambito del processo sulla strage che si è consumata nel 2018 alla discoteca di Corinaldo, Fedez e Spera Ebbasta sono stati ascoltati in aula in qualità di testi.

Strage alla discoteca di Corinaldo, Fedez e Sfera Ebbasta testimoniano in aula: “Lo scenario peggiore”

Fedez, nome d’arte di Federico Leonardo Lucia, ha testimoniato ad Ancona nel processo per la strage avvenuta nella discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018. In quella circostanza, la calca che prese forma dopo gli spruzzi di spray al peperoncino provocò la morte di cinque adolescenti e di una madre di 39 anni.

In aula, Fedez è stato interrogato su presunte responsabilità per la sicurezza e sulle carenze strutturali del locale. Il rapper, in look total black, ha risposto alle domande dei pm Paolo Gubinelli, Valentina Bavai e dei legali di difesa e parte civile, ammettendo di non avere memoria delle condizioni del locale. L’artista, infatti, ha spiegato di essersi esibito in dj-set alla Lanterna soltanto due volte: nel 2015, con 486 biglietti venduti, e nel 2015, con 586 biglietti venduti.

In occasione di un’intervista rilasciata in tv, inoltre, il marito di Chiara Ferragni aveva fatto riferimento allo “scenario peggiore” che si era verificato la sera della strage di Corinaldo. Rispondendo ai pm in aula, Fedez ha ribadito le sue parole, precisando di averle pronunciate a proposito del prevedibile sovraffollamento del locale. “Cachet alto, spesa bassa per i biglietti (20 euro) e capienza limitata (500 posti)”, ha ricordato.

Il racconto del trapper

La sera della strage di Corinaldo si sarebbe dovuto esibire nel locale, in dj-set, Sfera Ebbasta, nome d’arte di Gionata Boschetti, a sua volta chiamato a testimoniare. A proposito dell’esibizione, poi disdetta a causa della tragedia, l’artista ha spiegato ai pm che gli era stato garantito un compenso di 17.500 euro.

Sfera ha anche riferito che, in altre occasioni, era già capitato che durante alcuni show venisse spruzzato lo spray al peperoncino. In una circostanza, in particolare, il locale era stato sgomberato mentre il concerto era stato interrotto per poi riprendere a distanza di circa 20 minuti. Mai nessuno, però, era rimasto ferito né tantomeno aveva perso la vita. Il trapper ha poi rivelato che, insieme allo staff e ad alcuni van, si trovava a circa un chilometro dalla discoteca quando arrivò la notizia della strage.

Nel 2018, grazie al disco Rockstar che fu il “più venduto in Italia”, Sfera stava riscuotendo un enorme successo e tutti i suoi show erano sempre sold-out. Ripercorrendo con la mente il periodo, ha raccontato: “Mi era capitato altre due o tre volte lo spray al peperoncino agli show ma non mi ricordo in quali locali.  Una volta, non mi ricordo dove, dovemmo sgomberare la sala e poi lo show è ripreso dopo mezz’ora”.

In quella circostanza, il trapper venne portato nel backstage. “Sentivamo bruciori agli occhi e difficoltà a respirare, mentre la gente si agitava”, ha detto. “In quell’occasione, gli addetti alla sicurezza avevano aperto le uscite di sicurezza per far defluire le persone che poi erano rientrate senza che nessuno rimanesse ferito. In altre occasioni, non era neanche stata sgomberata la sala, non c’erano state conseguenze”.