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Uccide la figlia e suo marito dopo l'anniversario di matrimonio: "Mi hanno escluso dalla loro vita"

Polizia

Ha ucciso la figlia e suo marito e, dopo essere stato condannato a due ergastoli, ha chiesto uno sconto di pena.

Osman Shaptafaj ha ucciso la figlia e suo marito e, dopo essere stato condannato a due ergastoli, ha chiesto uno sconto di pena. Il movente riguarderebbe il fatto di essere stato escluso dalle loro vite.

Uccide la figlia e suo marito dopo l’anniversario di matrimonio: “Mi hanno escluso dalla loro vita”

Ha ucciso la figlia e suo marito ed è stato condannato a due ergastoli, ma ha chiesto di avere uno sconto di pena. Osman Shaptafaj si è dichiarato colpevole per il duplice omicidio di Lindita e Veton Musai, nel febbraio 2022, con un movente davvero assurdo. L’uomo ha dichiarato di aver sparato ai due giovani, di 25 e 29 anni, perché lo avevano escluso dalla loro relazione. Shaptafaj è stato condannato a due ergastoli dopo essersi dichiarato colpevole dei due omicidi. Ha atteso la coppia al loro rientro a casa dopo una serata fuori e ha sparato in testa ad entrambi. Poi ha tentato di uccidersi puntando la pistola alla sua testa, ma non ha avuto il coraggio di premere il grilletto.

Respinta la richiesta di uno sconto di pena

Il legale dell’assassino ha chiesto alla Corte d’Appello uno sconto di pena. Il motivo sarebbe che la vita in carcere durante il Covid è stata troppo stressante. La richiesta, però, è stata respinta, visto che i due omicidi sono stati eseguiti con grande freddezza, lucidità e premeditazione. “Dalle circostanze del caso, è evidente come l’uomo nutrisse una rabbia e un risentimento profondi nei confronti della coppia” hanno dichiarato i giudici. “L’uomo non ha mai accettato il loro matrimonio e, una volta scoperta la loro volontà di sposarsi, si è infuriato. E il padre di Lindita ha atteso il loro ritorno da una mini vacanza per celebrare il loro primo anno di matrimonio, per ucciderli a sangue freddo. Non possono esiste attenuanti e sconti di pena per quanto commesso” ha dichiarato la Corte d’Appello di Victoria, in Australia.