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Graham Dickason, padre delle tre bambine uccise dalla madre in Nuova Zelanda, ha dichiarato di aver perdonato la moglie. Ha invitato tutte le persone a fare la stessa cosa che ha fatto lui.
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Uccide le tre figlie piccole, il marito la perdona: “Vittima di questa tragedia”
Graham Dickason, il padre delle tre bambine uccise dalla loro madre in Nuova Zelanda, ha dichiarato di aver perdonato la donna “perché anche lei è stata vittima di questa tragedia“. Ha invitato tutte le persone a seguire il suo esempio. L’uomo ha scritto queste parole in una lettera, che è stata letta da un reverendo durante una veglia a lume di candela a cui hanno partecipato centinaia di persone fuori dalla casa della famiglia in cui è avvenuta la terribile tragedia, nella città di Timaru, nel sud del paese.
Uccide le tre figlie piccole, il marito la perdona: arrestata
La strage familiare si è compiuta una settimana fa in Nuova Zelanda. Lauren Dickason, donna di 40 anni, ora deve rispondere all’accusa di omicidio per aver ucciso le sue tre figlie, le gemelline di 2 anni, Maya e Karla, e la sorella maggiore di 6 anni, Liane. Questo orribile omicidio ha scioccato profondamente tutta la Nuova Zelanda. La donna, dopo che è stata arrestata, è stata trasferita in una struttura per malati psichiatrici in attesa della prima udienza del processo a suo carico, che è previsto per il prossimo 5 ottobre.
Uccide le tre figlie piccole, il marito la perdona: la strage
La famiglia, alcune settimane fa, era arrivata in Nuova Zelanda dal Sudafrica, dopo un periodo di quarantena in un hotel. Lo scorso giovedì Graham è tornato a casa poco prima delle 22 e quando ha aperto la porta di casa si è trovato davanti i corpi delle sue tre figlie. Le urla disperate dell’uomo hanno spaventato i vicini, che hanno fatto scattale l’allarme. Sul posto sono intervenute ambulanze e auto della polizia, ma purtroppo per le bambine non c’è stato nulla da fare. La moglie Lauren era gravemente ferita ed è stata accompagnata al pronto soccorso e curata, per poi essere trasferita in una clinica psichiatrica. Non si conoscono le motivazioni del gesto della donna, che lavorava come medico, ma da tempo soffriva di gravi disturbi mentali.