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Usa, Trump chiude consolato russo a San Francisco. Lavrov: "Reagiremo"

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Il Presidente degli Usa Trump, con un annuncio improvviso e con poco preavviso, ha ordinato la chiusura di tre sedi diplomatiche russe

Il Dipartimento di Stato americano, con un annuncio improvviso e con poco preavviso, ha ordinato la chiusura di tre sedi diplomatiche russe. E’ stata questa la decisione del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

Trump ordina la chiusura di tre sedi diplomatiche russe: la decisione

Con un annuncio tanto improvviso quanto con poco preavviso, il Dipartimento dello Stato americano ha ordinato la chiusura di tre sedi diplomatiche russe. Tra queste, la più importante è il consolato della Russia a San Francisco, mentre le altre due sono sedi distaccate dell’ambasciata a Washington e del consolato generale di New York.

L’avviso di sfratto è esecutivo già a partire da questo sabato, 2 settembre. Si tratta, in realtà, dell’ultima risposta americana alla decisione di Putin di cacciare 755 diplomatici americani o dipendenti russi delle rappresentanze Usa in Russia.

La portavoce del Dipartimento di Stato, Heather Nauert ha parlato di quella decisione: “Quell’azione era ingiustificata e deleteria per le relazioni tra i nostri due paesi”. Da qui, la scelta di effettuare una sorta di “vendetta” da parte degli Usa.

A questo punto, le rappresentanze consolari nei due paesi sono veramente ridotte ai minimi termini, con appena tre sedi per ciascun Paese. Resta comunque un leggero squilibrio in favore dei russi, a dimostrazione di come Trump non abbia voluto infierire.

La reazione della Russia

Immediata è stata la reazione da parte della Russia. Il Ministro degli Esteri russo Lavrov, infatti, ha chiamato Tillerson per comunicargli tutto il suo “rammarico” per tutte queste tensioni, che secondo il suo parere non sono cominciate da loro.

“Le misure annunciate dagli americani saranno studiate con attenzione a Mosca”, ha dichiarato il Ministro degli Esteri russo. Che ha aggiunto: “Poi reagiremo”.

La decisione di chiudere le sedi diplomatiche russe è stato solamente l’ultimo colpo di scena di una vicenda che ne regalerà sicuramente altri. Si tratta in poche parole di una sorta gara fatta di rappresaglie e ripicche, che è iniziata da quando il Congresso ha votato nuove sanzioni economiche contro la Russia per punirla delle interferenze nella campagna elettorale americana.

Spettatore interessato di tutta questa storia, che forse gli è sfuggita di mano, è il Presidente degli Usa Donald Trump.

L’inchiesta sul Russiagate continua infatti ad incalzarlo, con il procuratore Mueller che sta andando avanti a stringere il cerchio intorno all’entourage sia familiare che affaristico del Presidente. Queste decisioni di punire e sanzionare la Russia sono il prezzo imposto a questo presidente da un establishment conservatore (militari, intelligence, diplomazia), che non è mai stati filorusso e che non è intenzionato a diventarlo mai.