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Charlie, genitori ritirano richiesta per andare negli Usa: "Non c'è più tempo"

Charlie Gard

I genitori di Charlie Gard si sono arresi: non trasferiranno il figlio in America per sottoporlo alle cure sperimentali e dichiarano tra le lacrime "non c'è più tempo".

Ci sono novità sul caso che riguarda il piccolo Charlie Gard, colpito da una malattia genetica molto rara e la cui storia ha fatto il giro del mondo. Dopo la concessione della cittadinanza americana a Charlie, da parte degli Stati Uniti, i genitori del bambino hanno deciso che non trasferiranno il figlio in America per sottoporsi alle cure sperimentali, in quanto “non c’è più tempo”.

La decisione dei genitori di Charlie Gard

L’annuncio è stato dato dai genitori di Charlie, Chris Gard e Connie Yates, i quali hanno comunicato tra le lacrime che hanno abbandonato la battaglia legale e giudiziaria per permettere a proprio figlio di rimanere in vita. I medici inglesi avevano infatti dichiarato che le condizioni di salute del piccolo non sarebbero potute migliorare e avevano avuto la conferma dal tribunale di poter staccare la spina.

Proprio da questa decisione è iniziata la dura battaglia legale per i genitori del piccolo inglese, che si opponevano al parere dei medici e sostenevano che il figlio, se sottoposto ad adeguate cure, potesse migliorare. Proprio nelle ultime settimane gli Stati Uniti avevano deciso di concedere la cittadinanza americana a Charlie Gard per permettergli di essere sottoposto ad una cura sperimentale che avrebbe potuto dargli qualche speranza.Nonostante non fosse ancora chiaro se questo provvedimento avesse di conseguenza obbligato i medici inglesi a permettere il trasferimento e quindi le dimissioni dalla struttura presso la quale si trova, i genitori avevano accettato la richiesta. Un team di esperti aveva infatti proposto a Chris Gard e Connie Yates di sottoporre il figlio ad una cura sperimentale. Sebbene sembrava che potesse esserci qualche speranza per il bambino, i genitori alla fine hanno deciso di arrendersi.

I due hanno infatti ritirato la richiesta di trasferire il figlio negli Stati Uniti per curarlo. “Non c’è più tempo”, hanno detto tra le lacrime. I genitori del piccolo si sono definitivamente arresi.