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La rete memorizza i vostri desideri, attenti ai prezzi online

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Se vi è capitato di fare ricerche sui voli per andare in vacanza, se avete confrontato i prezzi o magari avete perfino scritto sui social network che vi piacerebbe essere in un posto specifico,  avete lasciato online delle notizie su quello che vorreste fare. Se successivamente vi capita di tornar...

Se vi è capitato di fare ricerche sui voli per andare in vacanza, se avete confrontato i prezzi o magari avete perfino scritto sui social network che vi piacerebbe essere in un posto specifico, avete lasciato online delle notizie su quello che vorreste fare. Se successivamente vi capita di tornare sullo stesso sito, vi accorgerete che i prezzi per quella determinata vacanza saranno aumentati. L’aumento è dovuto al dynamic pricing, una tecnica utilizzata da numerosi siti web per incrementare i propri guadagni.

Alcune aziende si affidano ad algoritmi che tengono conto della domanda e dell’offerta, dei prezzi praticati dalla concorrenza, delle previsioni meteo, e delle informazioni che gli utenti lasciano sui social network. I prezzi applicati da alcuni siti possono essere aumentati anche del 30% attraverso il dynamic pricing che controlla i comportamenti degli utenti utilizzando i cookies e altre tecnologie di web analytics che permettono di determinare prezzi diversi in base all’ interesse dimostrato.

Alcune best practice per difendersi dalle pratiche tariffarie ingannevoli: potrebbe essere utile per gli utenti cancellare spesso la cronologia di navigazione del browser, bloccare il consenso all’utilizzo dei cookies di terza parte, installare software di navigazione anonima, e controllare se nelle condizioni di vendita c’è una garanzia sul prezzo pagato.

Le aziende che ricorrono al dynamic pricing registrano nel breve periodo un aumento di profitti in media del 25%. La Commissione in sede UE si è pronunciata affermando che il nuovo Regolamento Ue 2016/679 permette questo genere di profilazione degli utenti solo con il loro esplicito consenso. In Italia l’Antitrust può fare multe fino a 5 milioni di euro, mentre con il nuovo Regolamento Europeo il Garante per la Privacy potrà fare multe addirittura fino a 20 milioni di euro o al 4% del fatturato dei contravventori.