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Rifiuta di lasciare il lavoro ed il marito la decapita

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Brutto episodio avvenuto in Pakistan, dove un marito ha decapitato la moglie che si era rifiutata di abbandonare il lavoro in fabbrica

Bruttissima vicenda avvenuta in Pakistan, dove un marito ha decapitato la moglie, la quale si era rifiutata di abbandonare il lavoro in fabbrica.

Marito decapita moglie: il motivo e la ricostruzione dei fatti

Una donna di 37 anni è stata decapitata dal marito, il quale pretendeva che la moglie abbandonasse il suo lavoro in fabbrica. Il bruttissimo episodio è avvenuto in Pakistan, più precisamente a Lahore. A renderlo noto è stata la tv DawnNews.

Afraheem (questo il nome dell’uomo) ha atteso che la moglie trentasettenne si addormentasse, per poi entrare in camera, chiudere la porta a chiave e decapitare la moglie con una mannaia. L’uomo poi si è dato alla fuga e sulle sue tracce si sono messe due squadre anticrimine speciale della polizia pakistana.

Durante il tragico omicidio in casa c’erano anche i tre figli della coppia. Sono stati proprio loro infatti ad avvisare i vicini, i quali li hanno aiutati ad aprire la porta della stanza dove hanno ritrovato il cadavere della donna morta.

Pakistan, il precedente caso di violenza su una dodicenne: la vicenda

Quello avvenuto nella serata di ieri è stato solamente l’ultimo episodio di violenza avvenuto in Pakistan. Lo scorso luglio, infatti, la polizia del Pakistan ha arrestato i membri di un “panchayat” (il Consiglio del Villaggio), che per punire uno stupratore hanno ordinato lo stupro della sorella di soli diciassette anni.

Ma andiamo con ordine. La vicenda si è svolta Muzaffargah, nel distretto di Multan, dove il Consiglio del Villaggio come forma di punizione ha ordinato una vecchia pratica pakistana denominata “Vanni” che riguarda i casi di violenza sulle donne.

Un portavoce del Consiglio, infatti, aveva raccontato che alcuni giorni prima una bambina di dodici anni era stata violentata in un prato, dove i genitore le avevano chiesto di tagliare l’erba. Il violentatore, catturato dalla popolazione, è stato messo davanti al Consiglio del Villaggio composto da quaranta membri. Per risolvere la questione, i componenti del Consiglio hanno ordinato al fratello della vittima di violentare la sorella dell’accusato. Lo stupro è effettivamente avvenuto poco tempo dopo in una stanza davanti agli occhi dei parenti della ragazzina.

Due giorni dopo, però, la madre della diciassettenne ha presentato denuncia alla polizia per violenza carnale. Cosa che poi successivamente hanno fatto anche i familiari della bambina di dodici violentata. Queste denunce hanno permesso ai militari di muoversi, arrestando prima lo stupratore e poi almeno venti membri del Consiglio del Villaggio che avevano firmato la sentenza.