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Caro benzina, il decreto del Governo Meloni non frena l’aumento dei prezzi: perché non ha funzionato

giorgia meloni 1

Il decreto recentemente varato dal Governo Meloni non contiene i prezzi della benzina: perché il provvedimento non ha funzionato.

La benzina è alle stelle, in autostrada ha superato i due euro al litro: si tratta di una chiara dimostrazione del fatto che il decreto del Governo Meloni con il quale è stato imposto ai distributori l’obbligo di mostrare il prezzo medio nazionale dei carburanti sia del tutto inefficace. La misura sta dando il via a un rialzo dei costi che danneggia i cittadini italiani: perché non ha funzionato?

Benzina alle stelle, flop del decreto del Governo Meloni: perché non ha funzionato

L’incremento dei prezzi del carburante in Italia è sempre più evidente e non accenna ad arrestarsi, rendendo evidente l’inefficacia delle misure promesse dal Governo Meloni. La media in autostrada ha superato da alcuni giorni i 2 euro al litro. La medesima soglia sta per essere raggiunta anche nelle medie regionali, a esclusione delle autostrade.

L’ultima misura introdotta dall’esecutivo per contrastare il caro carburante è entrata in vigore all’inizio di agosto ed era il provvedimento più atteso tra quelli contenuti nell’ultimo decreto Trasparenza. L’iniziativa impone l’obbligo per i distributori di esporre un cartello con il prezzo medio regionale dei carburanti oltre al proprio. Al momento, tuttavia, l’intervento risulta totalmente inutile.

I dati del Ministero delle Imprese

Se si guarda ai dati aggiornati del ministero delle Imprese, alla data del 15 agosto 2023, in autostrada il prezzo medio della benzina a self-service è di 2,017 euro al litro. Il gasolio self-service è a 1,926 euro al litro. La situazione non si discosta di molto se ci si concentra sulle Regioni dove la benzina è data a 1,923 euro al litro in Veneto e a 1,924 euro al litro nelle Marche fino a raggiungere 1,970 euro in Puglia e 1,972 euro a Bolzano. Sono soltanto cinque le Regioni che si tengono sotto la soglia di 1,94 euro al litro mentre altre otto superano quella di 1,95 euro al litro.

Osservando i dati pubblicati dal ministero da quando è cominciato il monitoraggio (circa due settimane fa), inoltre, è possibile notare che in autostrada il prezzo medio era di 1,984 euro al litro. Tra le Regioni, i prezzi più cari si registravano sempre in Puglia (1,943 euro al litro) e a Bolzano (1,945 euro al litro) mentre i prezzi più bassi si trovavano, ancora una volta, nelle Marche (1,898 euro al litro) e in Veneto (1,892 euro al litro).

Da quando è stato introdotto l’obbligo dei cartelli con il prezzo medio, c’è stato un aumento dei costi di circa 3 centesimi nelle due settimane.

La denuncia delle associazioni di consumatori

Il trend emerso era stato anticipato e denunciato da numerose associazioni di consumatori che avevano sottolineato che il cartello con i prezzi medi avrebbe avuto un effetto limitato dato che i distributori che facevano un prezzo sotto la media erano più di quelli che praticavano una tariffa più alta. Di conseguenza, i benzinai stimolati a incrementare i prezzi per allinearsi alla media sarebbero stati di più di quelli che li avrebbero abbassati.

Inoltre, l’aumento dei costi è dovuto soprattutto a due fattori: il prezzo del petrolio e le accise. Nel primo caso, le cifre sono lievitate nell’ultimo mese a seguito della decisione dell’Arabia Saudita e di tutto l’Opec+ di tagliare la produzione. Nel secondo caso, a inizio 2023, il Governo Meloni ha deciso di ricominciare ad aumentare le accise tagliate dal Governo Draghi. In più di una circostanza, l’esecutivo ha ribadito di non avere intenzione di tagliarle di nuovo. Una simile mossa genera un forte risparmio per le casse statali ma grava pesantemente sulle tasche dei cittadini.