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Epidemia di morbillo all'ospedale pediatrico: 8 contagi

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Epidemia di morbillo all'ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari: 8 i casi finora accertati. Il focolaio: "La figlia di genitori no vax".

Sarebbero otto fino ad ora i casi accertati di morbillo nell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari. A questi si sommerebbe un sospetto e il rischio che possano seguire ulteriori contagi. La notizia è subito balzata agli onori di cronaca specie per l’ipotesi, non ancora confermata, secondo cui il focolaio epidemico potrebbe essere stato innestato dal figlio di genitori cosiddetti no-vax: si tratterebbe, secondo quanto riporta il quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno, di una bambina di 10 anni ricoverata in reparto.

Epidemia di morbillo: contagiato neonato

“Il focolaio epidemico – si legge nell’articolo – sarebbe scoppiato anche per via della tardiva applicazione dei protocolli previsti dalla legge“. Il caso indice, quello da cui tutto è cominciato presso l’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari, non sarebbe stato segnalato tempestivamente alle autorità di igiene pubblica, affinché venissero applicati i protocolli atti ad isolare la malattia, come previsto dalle norme in fatto di epidemie e contagi. Così non è stato e il caso ora potrebbe aver innestato una catena di contagi che riguarderebbe, tra gli altri, anche un bambino di 11 mesi, ricoverato nello stesso reparto per un’otite.

Vaccini e autismo: lo studio è una bufala

Nel 2017 il Ministero della Salute denunciava un aumento del 230 per cento dei casi di morbillo denunciati (con oltre 700 casi nei primi tre mesi dell’anno contro gli 844 complessivi di quello precedente). Per questo il vaccino contro il morbillo, sebbene non obbligatorio in Italia, è fortemente raccomandato dalle autorità sanitarie. Si tratta di un vaccino vivo attenuato, che contiene cioè il microrganismo in forma tale da far sviluppare la risposta immunitaria ma non produrre la malattia. In genere la prima dose viene somministrata tra i 12 e i 15 mesi di vita, con un richiamo a 5-6 anni. Le principali preoccupazioni a riguardo palesate dalla corrente anti vaccinista riguarda il presunto collegamento tra vaccino trivalente ad autismo, tesi nata negli anni Novanta da uno studio del medico inglese Andrew Wakefield. Uno studio ampiamente smentito e ritrattato dal suo stesso fondatore e tuttavia ancora così popolare.