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Parroco contro le minigonne in chiesa, è polemica sui social

Parroco contro le minigonne in chiesa, è polemica sui social

Don Alberto Zanier ha scritto un volantino contro le minigonne indossate dalle sue coscritte, accusando le mamme di poca attenzione: è polemica.

“Carne al vento”. Usando la metafora della macelleria, don Alberto Zanier, parroco della cittadina di Resia, in provincia di Udine, ha scritto un volantino contro le minigonne indossate da alcune coscritte durante la prima messa del 2019. Le voci corrono nella piccola cittadina da 996 abitanti, e non si fermano ai confini del borgo. È bastata una semplice condivisione sui social per “scatenare l’inferno”, come ha suggerito una parrocchiana su Facebook. I commenti sono per la maggior parte concordi con il richiamo del don di tornare a un abbigliamento più consono alla celebrazione della Messa, eppure, il vero uragano si solleva quando nel volantino il parroco punta il dito contro le mamme, che non avrebbero cura delle loro figlie nel modo di vestirsi. Intanto, anche le coscritte che si sono sentite chiamate in causa nel volantino stesso, hanno replicato alle accuse del parroco: “Poteva dircelo in faccia, invece di brindare con noi”.

No alle minigonne in chiesa

La chiesa non è una balera o un boudoir!“. Don Alberto ha solo parole di fuoco nei confronti delle ragazze adolescenti che frequentano la parrocchia. L’uomo di chiesa apre la sua invettiva contro le minigonne con una battuta sullo stato della macelleria nel borgo di Resia: “Le famose cosce di prosciutto soffrono il mercato. Ma a Resia un altro tipo di cosce non conosce ombra di crisi! Pochi giorni fa potevamo assistere, infatti, ad una bella carrellata di cosce in vista!”. Il parroco entra nel merito, sottolineando come l’abito delle sue giovani parrocchiane, nella prima Messa dell’anno, lasciasse ben intravedere “suadenti e sinuose cosce femminili che facevano la loro bella comparsa dal di sotto di mini (troppo mini) gonne di baldanzose adolescenti nel pieno della loro esuberanza“.

Mancanza di rispetto

Una mancanza di rispetto, scrive il parroco nel volantino, sia verso il corpo femminile, sia verso chi sta intorno alle ragazze stesse, sia nei confronti del sacerdote. Proprio lui si sarebbe “lasciato prendere” nella descrizione di ciò che le minigonne avrebbero permesso di vedere. Don Alberto non nasconde la propria difficoltà in tale situazione, tanto da descrivere l’essersi presentate con quell’abbigliamento una vera e propria provocazione nei suoi confronti.

La polemica sui social

La colpa, però, di chi sarebbe? “Delle mamme!”. Se per tutto il volantino don Alberto ha descritto con un tono per lo più misurato il problema dell’abbigliamento delle ragazze, invece, è nell’ultima parte che riserva tutta la sua vis polemica. A partire dalle accuse di provocazione nei suoi confronti, il parroco punta il dito contro le mamme delle ragazze, mettendo in dubbio la loro attenzione nei confronti delle figlie.

Un attacco che le mamme non hanno voluto lasciar passare, almeno sui social. Dopo aver dato ragione a buona parte del discorso del parroco, le mamme internaute hanno scatenato la polemica in merito alle accuse rivolte dal don ai metodi educativi delle donne di Resia. In particolare, le utenti hanno criticato pesantemente il fatto che don Alberto si fosse scagliato solo contro le mamme e non con i “genitori”, in senso più generale: “L’invettiva solo alle madri. I padri… sempre latitanti”, ha scritto un’utente, “le madri devono essere custodi della moralità delle figlie… i padri possono sempre fregarsene“. “Forse chi parla di rispetto non si rende conto della gravità delle parole scritte”, aggiunge un’altra, che rincara la dose, scrivendo che “se un parroco è urtato nella sua sensibilità, come è stato detto non avrebbe dovuto fare entrare le ragazze e fine della storia”. Tra i commenti, c’è anche la difesa di una delle ragazze presenti alla prima celebrazione dell’anno, che ha risposto alle accuse del don: “Non penso che eravamo volgari anzi eravamo più che eleganti”, ha scritto, aggiungendo che il sacerdote avrebbe potuto “dire le cose in faccia durante il pranzo invece di brindare con noi”.