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Strage di Latina, un anno dopo: la madre non è mai più tornata a casa

strage latina

Cisterna di Latina, il 28 febbraio 2018 l'orribile strage familiare. Antonietta Gargiulo non è mai più tornata in quella casa.

Il 28 febbraio 2018 a Cisterna di Latina, l’appuntato scelto dei carabinieri Luigi Capasso sparò alla moglie Antonietta, uccise le due figlie Martina e Alessia e poi si tolse la vita a sua volta. Una strage familiare che ebbe una sola sopravvissuta, la signora Antonietta Gargiulo, che tuttavia non potrà
mai cancellare dal suo cuore quel ricordo. La donna non è mai più riuscita a tornare in quella casa.

I fatti

Antonietta Gargiulo non è più voluta tornare a Cisterna di Latina, non solo in quella casa dove hanno trovato la morte le sue due bambine, ma nemmeno in paese. Erano le 5.30 del mattino del 28 febbraio 2018 e Antonietta era a casa sua con le figlie. Capasso non viveva con loro perché la moglie aveva chiesto la separazione proprio a causa dei suoi atteggiamenti violenti. Quest’ultimo, però, si è recato nell’abitazione. Durante l’ennesimo litigio con la moglie ha estratto la pistola e ha sparato due colpi, uno all’addome e uno allo zigomo. Poi si è barricato in casa. Quindi ha raggiunto la camera da letto delle figlie di 8 e 14 anni. Le bambine stavano ancora dormendo, e non si sarebbero mai più svegliate. Capasso le ha infatti freddate a colpi di pistola senza che loro potessero opporre la minima resistenza. All’esterno della casa sono arrivate le forze dell’ordine che hanno aperto le trattative con l’uomo, nella speranza che liberasse le due figlie. Nessuno era infatti al corrente di quanto accaduto nell’appartamento. Dopo diverse ore, alle 13.40, Capasso si è tolto la vita con un colpo in testa. Sul letto che l’uomo aveva condiviso con la moglie, i carabinieri hanno trovato i soldi per organizzare i funerali e un bigliettino che recita: “Non dovevi farlo“.

Antonietta: l’unica sopravvissuta

La madre delle piccole, anch’essa ferita, al momento dell’intervento delle forze dell’ordine è stata la prima ad essere soccorsa e trasportata in ospedale. Verrà a conoscenza della notizia della morte delle due bambine solo l’8 marzo, una settimana dopo la tragedia. La donna è stata sottoposta ad un’intervento chirurgico per la ricostruzione della mandibola e ad informarla della tragedia sono stati i familiari, con il supporto di un team di psicologi. “La mia vita oggi qui è un miracolo – disse la donna rivolgendosi alla comunità religiosa a cui appartiene – e ringrazio Dio ogni istante. Il vero miracolo è che l’odio, il male e il rancore non hanno vinto nei nostri cuori, ma regna un senso di pace, pietà e misericordia. La parola di Dio ha vinto sulla morte e io posso testimoniarlo”.