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Fase 3, se le imprese non fermano il lavoro ad agosto: "Niente ferie"

Lavoro ad agosto: per alcune imprese è d'obbligo

Lavorare ad agosto: per molte imprese italiane è l'unica opzione per poter sopravvivere. Come cambia l'estate 2020 per i lavoratori italiani.

Fermare il lavoro ad agosto è un lusso pet alcune imprese, che stanno pensando di rimandare le ferie dei loro dipendenti. Per ora si tratta di un’idea portata avanti dagli industriali. Secondo Enrico Carraro della Confindustria Veneta, è “un obbligo morale non fermare la produzione“.

Lavoro e zero ferie: le imprese ad agosto

Se durante la Fase 2, alcuni dipendenti con un importante monte ore accumulato hanno preferito anticipare le ferie, l’idea di lavorare ad agosto potrebbe essere davvero una realtà nella Fase 3. Sono di questo avviso gli industriali piemontesi. Lo stabilimento di Mirafiori, per esempio, dovrà continuare la produzione della nuova linea della 500 elettrica di Fiat Chrysler. Lo stesso vale per le Officine metalmeccaniche di Torino, con al loro attivo circa 200 dipendenti. Per molti, mantenere un pieno regime ad agosto, ora che le misure di contenimento sono state allentate, è il margine fra lavoro e sopravvivenza. L’opinione degli industriali è unanime. Lo stesso Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, ha promesso che l’Associazione rimarrà aperta per tutto agosto: “Mi auguro che il Parlamento italiano non chiuda ad agosto, sarebbe davvero una delusione” aveva aggiunto.

Imprese e sindacato: prove di apertura

Anche alcune sigle sindacali sono d’accordo con l’idea di alcuni industriali. La Cgil veneta, per esempio, ha in corso delle trattative con le aziende in questa direzione: “Abbiamo già fatto accordi con alcune aziende per anticipare e posticipare le ferie estive e non c’è alcuna preclusione ma senza nessun automatismo” ha detto il segretario della Cgil veneta Christian Ferrari, che poi ha aggiunto: “Mi resta, infine, il dubbio se tutto questo lavoro ci sarà davvero ad agosto, la sensazione netta è che si tratti di singoli casi specifici“. Il dubbio, cioè, è che non tutte le aziende seguiranno questa politica.

A dettare la produzione di molte aziende italiane sarà, dunque, il bilancio post lockdown. Alla fine di maggio, Confindustria ha lanciato l’allarme disoccupazione: circa un milione di lavoratori sono a rischio e riprendere prima di nuove, improvvise ondate, potrebbe essere per molti la soluzione per andare avanti.