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Infettivologo Cauda: “Città italiane rischiano effetto Pechino: il motivo"

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L'infettivologo Roberto Cauda avverte: "Finché c'è un caso in circolazione, il pericolo sussiste. Prima del 2021 la cura non arriva".

Mentre preoccupa la situazione in Cina, dove l’aumento dei casi di coronavirus ha portato alla chiusura delle scuole, l’infettivologo Roberto Cauda mette in guardia: l’effetto Pechino, per lui, potrebbe coinvolgere anche le città italiane. Il professore ordinario di Malattie Infettive dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore dell’Unità Operativa di malattie infettive della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs non esclude né possibili nuovi focolai “autoctoni” né il rischio di importare l’infezione da altri paesi. Infatti, ha ricordato: “Finché c’è un solo caso di Covid in giro il rischio sussiste”.

L’infettivologo Cauda: “Attenzione all’effetto Pechino”

Il professore Roberto Cauda si era detto positivo in merito all’andamento del coronavirus in Italia. Tuttavia, ha sempre ribadito l’esigenza di prestare massima accortezza, perché i rischi non si arrestano.

Intervistato da Il Messaggero, ha commentato quanto sta accadendo a Pechino e ha avvertito sui possibili pericoli a cui anche l’Italia potrebbe andare incontro. “Finché ci sono focolai, anche esterni al Paese, dobbiamo mantenere alta l’attenzione. Nel caso della Cina, infatti, da settimane ormai non si registravano i contagi”, ha ricordato. Quindi ha ribadito: “Per ora i numeri che osserviamo ci indicano un affievolimento e una decelerazione dei contagi. Ma il rischio è dietro l’angolo. Per questo, i numeri vengono dati tutti i giorni e si fanno valutazioni a livello centrale. Il rischio teoricamente esiste, nessuno se lo augura, ma nessuno può dire che sia finita.

Non esiste alcuna “immunità di gregge”, ha affermato. Quindi è doveroso intervenire tempestivamente qualora in Italia emergessero nuovi focolai. Il focolaio può esplodere ovunque. Finché il virus è in circolazione, come oggi, possiamo solo contare sulle misure di sicurezza e far sì che non vengano mai meno: mascherine, pulizia delle mani e distanziamento, ha tenuto a sottolineare.

Al quotidiano Il Giornale, invece, Cauda ha dichiarato: “Il problema non era e non è risolto. E non ci sono motivazioni scientifiche per ritenere che i contagi ripartissero di nuovo da Wuhan. Ma sappiamo che nelle zone più densamente popolate la circolazione del virus è favorita. Potrebbe accadere anche in Italia”.

Confini, vaccino e nuova ondata

Al giornale di Sallusti, l’infettivologo Cauda ha aggiunto: Io ero e resto favorevole alle riaperture. La situazione nei paesi Schengen è abbastanza omogenea, ma il rischio di casi di importazione è dietro l’angolo”. Poi ha precisato: “Abbiamo però alcune ragioni per essere ottimisti. Ci sono studi – da verificare ulteriormente – che indicano come i raggi ultravioletti riducano la sopravvivenza del virus. Si tratterebbe quindi di “un’azione positiva dei raggi solari che ci aiuta a contenere la diffusione della malattia”. Resta però fondamentale continuare ad assumere comportamenti volti a prevenire i rischi di contagio e a contrastare la diffusione del Covid-19. Sulle tanto attese vacanze estive, l’infettivologo ha commentato: Non rinunciamo alle vacanze, ma evitiamo gli assembramenti e indossiamo le mascherine. Il livello di attenzione deve restare alto”.

Se l’estate e l’aumento delle temperature possono contribuire ad arginare il virus, dobbiamo essere preoccupati per l’autunno? Con l’arrivo della stagione più fredda, ci sarà una seconda ondata? “Non si possono fare previsioni certe, però il rischio zero non esiste, è la risposta di Roberto Cauda. Quindi ha precisato: “Certamente una seconda ondata è possibile, ma ritengo che comunque non sarà drammatica come la prima, perché ora siamo più preparati ad affrontare il coronavirus. Infatti, ha ricordato: “Abbiamo trattamenti consolidati che hanno dato prova di efficacia nel limitare la gravità della malattia. Inoltre, sappiamo che può essere trasmessa dagli asintomatici”. Eppure il professore non ha dubbi: “Il game changer sarà soltanto il vaccino”.

Tuttavia, per Cauda sarà necessario attendere altri mesi prima che possa essere garantita la distribuzione del vaccino.Non credo possa essere somministrato in sicurezza prima del 2021. Ho buone speranze, perché sono oltre cento gli studi per mettere a punto la profilassi ma ancora in fase iniziale”, ha fatto sapere. Quindi ha aggiunto: Vanno verificati gli effetti collaterali. Per ora ha dato luogo a reazioni contenute: qualche linea di febbre e dolore, non più di altri vaccini. Soprattutto si valuterà la risposta immunitaria, la sua durata”.