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Morte Elena Aubry, 6 indagati per omicidio stradale: "Manutenzione assente"

morte Elena Aubry

Chiusa l'inchiesta sulla morte di Elena Aubry, deceduta a Ostia a causa dell'asfalto sconnesso: chi doveva salvaguardare la strada non l'ha fatto.

Erano circa le 10.30 del 6 maggio 2018 quando Elena Aubry perse la vita in un incidente in via Ostiense, all’altezza del Cineland, a Ostia. La 26enne alla guida della sua moto, una Honda Hornet 600, ha perso il controllo a causa dell’asfalto sconnesso e si è schiantata contro il guard rail. La ragazza è morta sul colpo. La madre non si è mai data pace e da anni chiede giustizia per la figlia così prematuramente strappata alla vita. Parlando di “quello schifo di strada“, mamma Graziella commentava così quanto accaduto alla figlia: La strada è devastata. Mi chiedo come sia possibile che una strada così importante sia tenuta così male”. “Un testimone ha riferito di averla vista sobbalzare all’improvviso, nonostante andasse piano. Mia figlia guidava sempre con prudenza”, raccontava la madre. A distanza di poco più di due anni da quel drammatico incidente, si è conclusa l’inchiesta sulla morte di Elena Aubry. Sono 6 le persone indagate per omicidio stradale.

Morte Elena Aubry, le accuse

Roma e le sue buche continuano a seminare morte. Per l’omicidio stradale di Elena Aubry, la procura ritiene che la responsabilità sia di chi avrebbe dovuto salvaguardare la strada, ma non lo ha fatto. Così a finire nel registro degli indagati sono due dirigenti del Simu, il dipartimento Sviluppo infrastrutture e manutenzione del Campidoglio, e un collega del municipio di Ostia che si occupa di manutenzione stradale. Con loro è accusato anche il responsabile della ditta che ha steso l’asfalto e i due delegati che dovevano controllare periodicamente che non vi fossero buche e che non l’hanno fatto.

Il reato non è omicidio colposo, ma stradale, per il quale sono previste pene più severe. Chiuse le indagini, verrà presentata la richiesta di rinvio a giudizio.

morte Elena Aubry

Dopo essersi sfogata contro chi aveva rubato le ceneri della sua Elena, Graziella Viviano, madre della giovane motocilista, ha commentato la chiusura dell’inchiesta: “Spero che il processo imponga quanto dovrebbe essere ovvio: le strade vanno curate altrimenti si muore. Purtroppo c’è voluta la morte di mia figlia per svelare quanta indifferenza c’è su questo tema nella pubblica amministrazione.