> > Pregliasco: "Non ci sarà una seconda ondata, ma serve cautela"

Pregliasco: "Non ci sarà una seconda ondata, ma serve cautela"

pregliasco ottimista sulla seconda ondata

Prudenza e buonsenso nel quotidiano: questa, secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, la ricetta per evitare una seconda ondata in autunno.

Il boom di contagi, che nella giornata del 27 agosto hanno raggiunto quota 1.411, non gli ha fatto cambiare idea sull’andamento dell’epidemia nei prossimi mesi. Fabrizio Pregliasco era e rimane “ottimista. La seconda ondata non arriverà ma dobbiamo lavorare come se dovesse esserci e attrezzarci per il meglio”. Ospite ad Agorà Estate su Rai3, il virologo ha commentato l’aumento dei focolai nella penisola e il caos sull’ormai prossima riapertura delle scuole.

Pregliasco esclude la seconda ondata

Ottimismo sì, ma non senza prudenza. Pur escludendo un’ondata paragonabile a quella di marzo-aprile, Pregliasco sottolinea che è “determinante riuscire a monitorare i vari focolai e non saturare la capacità dei laboratori, che stanno facendo un lavoro imponente” per analizzare tutti i tamponi effettuati (oltre 94mila il 27 agosto). Senza dimenticare, continua, che nelle mani dei cittadini ci sono altre armi (troppo spesso dimenticate) contro l’aumento incontrollato dei contagi: “l’App Immuni” e soprattutto “il buonsenso nel quotidiano. Se no è come fare uno sgambetto a chi corre”.

Verso la riapertura delle scuole

Fondamentale sarà anche la corretta gestione del rientro a scuola, che secondo il virologo sarà uno “stress test” per valutare la capacità di reazione dell’intero Paese all’aumento dei contagi. Nonostante i rischi “la scuola deve riaprire. Abbiamo indicazioni da altre nazioni che situazioni di focolaio ci sono state, però sappiamo che per fortuna i bimbi si infettano di meno”. Non si tratterà di improvvisare ma “di cercare in un breve periodo di trovare soluzioni nella realtà che permettano di abbassare il rischio“. Bisognerà mettere in conto difficoltà iniziali, un po’ come “quando alla fine del lockdown si diceva ‘andiamo al bar’ e sembrava che ci si dovesse vestire come un chirurgo per un’operazione a cuore aperto”, ma col tempo “abbiamo capito che ci si può andare con attenzione e buonsenso”.