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Cluster al Sacco di Milano: "Mascherine della Regione non a norma"

Ospedale Sacco

Mascherine non a norma all'ospedale Sacco di Milano, dove è scoppiato un focolaio che ha portato alla chiusura del reparto di Cardiologia.

Il reparto di Cardiologia dell’Ospedale Sacco di Milano, punto di riferimento per la lotta contro il Covid, è stato chiuso a causa di un focolaio. Ci sono venti infermieri e un medico positivi, oltre ad una decina di pazienti contagiati. Tutti al momento stanno bene.

Mascherine non a norma al Sacco?

Secondo quanto riferito dalle fonti dell’AGI, a provocare il cluster potrebbe essere stato l’uso di mascherine non medicali fornite dall’ospedale e ricevute dalla Regione Lombardia. Il primario Maurizio Viecca sta distribuendo agli operatori sanitari dei dispositivi i protezione a norma in quanto le mascherine consegnate all’ospedale sarebbero forniti della dicitura “non a uso medicale“. La decisione è stata presa grazie ad una donazione fatta all’ospedale. Tra i vari scenari c’è anche una grigliata effettuata a settembre, a cui hanno partecipato medici e infermieri, ma rimane ancora difficile capire da dove sia nato il focolaio. Dopo che un’infermiera ha accusato sintomi influenzali, Viecca ha deciso per uno screening a tappeto. L’Ospedale Sacco ha sempre seguito dei protocolli particolarmente rigorosi per la prevenzione del contagio.

L’ospedale di Milano ha smentito in una nota di aver ricevuto dalla Regione Lombardia delle “mascherine non idonee” e ha precisato che quelle usate sono conformi” alla legge o con le “necessarie validazioni. “Come noto i respiratori passivi (mascherine) utilizzati dall’Asst sono dispositivi di protezione individuale con prestazioni FFP2/FFP3 che proteggono da particolato solido/liquido fino a dimensioni di 0,6 micron, con efficienza del 94/98%” e che “hanno la funzione di proteggere l’operatore che li indossa da droplets provenienti dall’esterno e filtrare i droplets prodotti dall’operatore” mentre “i dispositivi medici, come per esempio tutte le mascherine chirurgiche certificate, hanno la sola funzione di non diffondere verso l’esterno un eventuale droplets contenente virus“, come riportato da una nota dell’asse Fatebenefratelli Sacco.

La questione mascherine

Nella fase emergenziale, dovuta alla pandemia Covid-19 è stata permessa l’immissione sul mercato e quindi la distribuzione di dispositivi non solo marchiati CE ma anche validati in deroga dal comitato tecnico scientifico o dall’Inail ai sensi del articolo 34 del decreto-legge 2 marzo 2020, n. 9 e dell’articolo 15 del decreto legge n. 18 del 2020” ha aggiunto l’Asst. Nella nota si legge che tutti i dispositivi di protezione individuali all’interno dell’ospedale rientrano nelle categorie elencate e hanno le certificazioni e le validazioni necessarie. “Sulla base delle indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Oms recepite all’interno delle istruzioni operative aziendali nei reparti maggiormente a rischio Covid-19 è necessario fornire dispositivi di protezione individuale poiché i soli dispositivi medici non sono sufficientemente protettive. Tutto questo a sostegno del fatto che le mascherine utilizzate nel reparto di Cardiologia della ASST sono e sono sempre state conformi” prosegue la norma del Sacco.

Non sono mai mancate in azienda i dispositivi di protezione individuale e che attualmente sono presenti in giacenza oltre 100.000 mascherine FFP2 e 26.000 FFP3” è stato sottolineato. Il Sacco ha, inoltre, ringraziare la Fondazione un Cuore per Milano, che ha donato 1000 dispositivi di protezione individuale FFP2 al reparto di Cardiologia. Le mascherine sono tutte controllate dal Servizio Protezione e Prevenzione. Alla Fondazione è stata rifiutata una donazione di test anticorpi valutati non conformi alla normativa. Il primario Viecca ha confermato di aver sempre usato all’interno del suo reparto tutti i dispositivi necessari per la sicurezza dei professionisti e dei pazienti.