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HRW chiede all'Argentina di incriminare il Principe Saudita

bin salaman andra in argentina

Il principe Salaman diretto in Argentina per il G20. Ma HRW chiede ad un giudice di processare l'erede al trono per crimini contro l'umanità

Proseguono le difficoltà politiche per l’erede al trono saudita, il trentatreenne Mohammad Bin Salaman. Dopo aver sostato in Egitto, dove Al-Sisi lo ha accolto con tutti gli onori, il principe ereditario ha dovuto affrontare le forti proteste che invece lo attendevano a Tunisi. Dove attivisti, giornalisti, ma anche semplici cittadini hanno marciato lungo la centrale Habib Bourguiba Avenue intonando lo slogan “L’assassino non è il benvenuto”. Il riferimento è sicuramente alle migliaia di persone morte nel corso della guerra che Bin Salaman sta conducendo in Yemen. Ma anche al recente assassinio del giornalista Khashoggi. A Tunisi, inoltre, fanno fatica a dimenticare che è proprio il regime di Riyad a dare ospitalità al dittatore Ben Alì, ex uomo forte del paese messo in fuga durante il periodo delle primavere arabe. E rifugiato in Arabia Saudita, dove vive tutt’ora, presso la città di Gedda.

Rapporti molto freddi anche con il Marocco: secondo la stampa locale, infatti, sembrerebbe che re Mohammed VI non abbia nemmeno invitato il reale saudita a visitare il paese.

Il principe in partenza per l’Argentina

Ma i problemi per il principe ereditario saudita non finirebbero qui. Conclusa la visita a Tunisi l’erede al trono saudita partirà alla volta dell’Argentina per partecipare al G20. Lì, G20 a parte, troverà il Presidente Turco Erdogan, con il quale avrà un incontro per chiarire la vicenda di Khashoggi, il giornalista saudita ucciso dagli stessi uomini del principe nell’ambasciata del regno in Turchia, si sospetta su diretto ordine di Bin Salaman.

Ma Erdogan potrebbe non essere il solo ad attendere il reale saudita. Un giudice federale argentino, Ariel Lijo, ha ricevuto da Human Rights Watch la richiesta di indagare il principe per i crimini di guerra commessi nel corso della guerra in Yemen. Il giudice Lijo ha ora girato la domanda al procuratore Ramiro Gonzales, a cui spetta il compito di decidere se in questo caso si debba applicare la giurisdizione universale.

Come sottolineato da Ken Roth, direttore di HRW, si tratta di un principio che permetterebbe all’Argentina di indagare sui crimini contro l’umanità anche se commessi al di fuori del suo territorio, e anche se le vittime non sono cittadini del paese.

Per HRW “Un forte segnale”

Secondo Roth “La decisione delle autorità argentine di portare avanti un’indagine manderebbe un forte segnale che persino i potenti come Muhammad Bin Salaman non sono al di fuori della legge”. Una decisione, che se dovesse essere presa, potrebbe portare Bin Salaman a dover affrontare una indagine criminale. Perchè, spiega Roth, “Sarebbe pienamente responsabile per quelle violazioni commesse sotto il suo diretto controllo”.

E per quanto sia improbabile che si possa effettivamente arrivare ad un arresto e ad un processo del principe, questa mossa ha sicuramente il merito di tenere alta l’attenzione su un conflitto, come quello in Yemen, che viene spesso dimenticato, ma che continua a reclamare vite umane.