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Recovery Fund, scontro tra Conte e Rutte nella notte: riunione sospesa

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Secondo fonti italiane il premier Conte non avrebbe accettato l'ultima versione della governance, causando la sospensione dei lavori del Consiglio.

Sembrava ormai fatta ma nella notte è giunta una nuova fumata nera al tavolo del Recovery Fund, dove è andato in scena l’ennesimo scontro tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il premier olandese Mark Rutte. Secondo fonti italiane infatti, Conte non avrebbe accolto con favore l’ultima versione del Fondo per la Ripresa proposta in serata, rendendo necessaria una sospensione dei lavori al Consiglio Europeo. In tarda serata si sarebbe comunque trovata una sintesi tra le varie posizioni sul cosiddetto freno di emergenza, la cui procedura verrebbe fatta ricadere sotto la competenza della Commissione Europea senza conferire facoltà decisionali al Consiglio Europeo.

Scontro tra Conte e Rutte nella notte

Stando a quanto riportato da fonti italiane presenti a Bruxelles l’ennesima notte di lavori tra i capi di governo sarebbe stata caratterizzata da un: Lungo braccio di ferro dopo la plenaria tra Conte e Rutte. Anche l’ultima versione sulla governance non andava bene a Conte. Cosa che ha comportato un’ulteriore pausa del Consiglio”.

Poche ore prima il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel aveva presentato una bozza di piano per la ripresa che prevedeva 360 miliardi di euro in prestiti e altri 390 miliardi di euro di sussidi; una modifica notevole rispetto ai 500 miliardi inizialmente previsti per gli aiuti a fondo perduto. Restava tuttavia esente da cambiamenti il cosiddetto “freno di emergenza”, voluto da Rutte ma fortemente osteggiato da Conte.

Recovery Fund, accordo ormai imminente

Con le modifiche proposte dal presidente Michel il volume totale del Recovery Fund rimane stabile a 750 miliardi di euro, ma vengono tuttavia ridimensionate molte voci al suo interno tra cui il programma per la ricerca Horizon, che viene ridotto a soli 5 miliardi, il piano InvestEU abbassato da 30,3 a 2,1 miliardi di euro, i fondi per la transizione energetica e per lo sviluppo rurale che scendono rispettivamente da 30 a 10 miliardi e da 15 a 7,5 miliardi e infine il piano sanitario europeo, che viene totalmente azzerato.

Aumenta invece il volume totale dei prestiti a livello Ue, che passa da 250 a 360 miliardi di euro. L’abbassamento della quota di sussidi non sarebbe peraltro a danno dell’Italia, fanno sapere fonti governativa di Roma, dato che il taglio proposto da Michel non interesserebbe il Recovery and Resilience Facility da 312,5 miliardi e il programma ReactEU da 47,5 miliardi, fondi questi ultimi destinati maggiormente al nostro Paese il quale continuerebbe dunque a dover ricevere sovvenzioni per 80 miliardi di euro.

Il commento dei leader europei

A margine del Consiglio Europeo, il primo ministro italiano Giuseppe Conte ha chiamato i suoi omologhi a una risposta coesa in nome dello spirito comunitario, ribadendo la sua contrarietà ai veti dei singoli paesi: “Qui non stiamo scherzando, non possiamo guardare a l’ombelico nazionale, stiamo offrendo una risposta europea. Da questo punto di vista non c’è da scherzare più. Lo dobbiamo per i nostri cittadini, la gravità delle conseguenze di questa crisi. Non è più tempo di tergiversare.

Gli fa eco il premier greco Kyriakos Mitsotakis, che a corredo di una fotografia di una riunione del blocco mediterraneo ha commentato: “Ancora un altro incontro, questa volta con Merkel, Macron, Conte, Sanchez e Costa. L’Europa deve rimanere ambiziosa. Facciamo un accordo stasera”.