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Coronavirus, 300 positivi dopo raduno in una chiesa in Corea del Sud

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Circa 300 fedeli sono rimasti contagiati dal coronavirus dopo aver partecipato a un raduno religioso in Corea del Sud. In isolamento 3.400 persone.

La paura per una seconda ondata di coronavirus si fa sentire anche in Corea del Sud, dove circa 300 persone sono risultate positive dopo aver partecipato a un grande raduno religioso della chiesa Sarang Jeil tenutosi nella capitale Seul. Il ministro della Sanità ha inoltre annunciato l’identificazione di altre 3.400 persone collegate all’evento, disponendo per queste l’isolamento domiciliare al fine di evitare quella che secondo i funzionari governativi potrebbe diventare: “Una fase iniziale di un’epidemia su larga scala”.

Coronavirus, 300 positivi in Corea del Sud

Nel frattempo, le autorità sudcoreane hanno già denunciato per violazione delle norme anti Covid il politico e pastore evangelico Jeon Kwang-hoon, leader della chiesa Sarang Jeil e presidente del Consiglio Cristiano di Corea, nonché oppositore politico del presidente Moon Jae-in.

Il focolaio nella chiesa Sarang Jeil arriva peraltro in un momento molto delicato per il paese asiatico, che da alcuni giorni sta affrontando una netta crescita dei contagi da Covid-19. Lo stesso direttore del Korea Centers for Disease Control and Prevention, Jeong Eun-kyeong, ha infatti affermato come quella in corso al momento si tratti di: “Una crisi in cui se la situazione attuale non è controllata, porterebbe una esponenziale crescita nei casi, che potrebbe portare al collasso del nostro sistema sanitario e un enorme danno economico”.

Durante la pandemia la Corea del Sud si fece subito notare per essere riuscita a contenere efficacemente la diffusione del coronavirus tramite l’immediato tracciamento dei contagiati e il successivo trattamento sanitario. Con 52 milioni di abitanti, il paese ha avuto infatti 15.515 contagi e soltanto 305 morti.