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Istruzione, nella scuola italiana 1 bambino su 4 è di origine straniera

Istruzione

Scuola multietnica e integrazione: i dati del Censis, che ha interpellato oltre 1.400 dirigenti scolastici di istituti a elevata presenza di stranieri

Stranieri. Scuola. Stranieri a scuola. E i loro diritti. La scuola italiana è sempre più multietnica. Ma è in grado di integrare? Il Censis ha interpellato oltre 1.400 dirigenti scolastici di istituti a elevata presenza di stranieri ed è risultato che soltanto 1 preside su 5 (19,5%) considera il livello di integrazione di questa componente «del tutto soddisfacente».

Un arricchimento non sfruttato

Poco male – che comunque non è bene – per un altro 35,5%, che sembra non riportare particolari criticità stando ai dati relativi all’ultimo triennio. Nel resto dei casi il lavoro di dirigenti e docenti risulta davvero complicato. Ma vediamo dove sorge il problema. Le norme vigenti sulla cittadinanza risalgono al 1992: la  legge prevede che nel nostro Paese acquisiscano la cittadinanza coloro che nascono da almeno un genitore italiano (ius sanguinis). E chi non ha nemmeno un genitore italiano? Facile, sempre più ragazzi restano senza diritti. Stando agli ultimi dati forniti dal ministero dell’Istruzione e del Merito ai sindacati, c’è una tendenza crescente di alunni con cittadinanza non italiana all’interno delle classi: in molti casi si tratta di bambini e ragazzi perfettamente integrati (poiché nati in Italia). Una presenza quella degli stranieri che arricchisce i contesti scolastici di culture e sensibilità diverse dalla nostra. Tuttavia, non è sempre così. Capita spesso che l’integrazione degli studenti stranieri all’interno delle dinamiche scolastiche risulti difficoltoso e pieno di ostacoli.

Quali sono i problemi maggiori?

Se da una parte esistono quindi problematiche di integrazione derivanti da pregiudizi culturali e patriottici, dall’altra spesso il problema maggiore è legato all’effettiva impossibilità di relazione tra gli studenti stranieri e il loro compagni e il personale docente. Nello specifico, i blocchi più grandi che ostacolano un’integrazione ottimale sono dovuti alle difficoltà di comunicazione legate alla lingua d’origine (evidenziate dal 51,5% dei presidi) e alla mancanza di supporto da parte di personale qualificato (di cui ha parlato il 43,7% degli intervistati). Su queste basi, il 41% dei dirigenti ha evidenziato di conseguenza lo scarso rendimento scolastico dei ragazzi.