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Ecco l’altro ricorso contro il referendum, quello di cui non si parla

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Contro il referendum non ci sono solo il Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana. C’è anche Valerio Onida: ecco cosa dice il suo ricorso. Ex presidente della Corte Costituzionale, Valerio Onida ha presentato di recente un ricorso contro il referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. E, con...

Contro il referendum non ci sono solo il Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana. C’è anche Valerio Onida: ecco cosa dice il suo ricorso.

Ex presidente della Corte Costituzionale, Valerio Onida ha presentato di recente un ricorso contro il referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. E, con lui e con quanto sostiene, la recente bocciatura del ricorso contro il Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana non c’entra nulla.

A chi confonde la situazione, Onida ha replicato di badare solo “agli argomenti, non alla propaganda elettorale” e, in una recente intervista all’Huffington Post, ha avuto modo di chiarire la sua posizione.

Due ricorsi separati contro il referendum costituzionale

I ricorsi presentati da Valerio Onida, insieme con la professoressa Barbara Randazzo, sono due. Il primo al Tar del Lazio, per il quale si prevede una risposta entro la metà di novembre. Il secondo al Tribunale Civile di Milano, e su quest’ultimo la risposta dovrebbe arrivare entro la fine del mese.

Quesito disomogeneo: molte domande e una sola risposta possibile

Le motivazioni dei ricorsi sono molto diverse rispetto a quelle di M5S e SI. “Quel ricorso”, ha spiegato Onida riferendosi a quello dei senatori Crimi e De Petris, “ puntava sul fatto che il quesito sia ingannevole, mentre quello che abbiamo presentato noi solleva essenzialmente il problema della disomogeneità del quesito stesso”. All’elettore, in sostanza, si impone una limitazione di libertà “perché gli viene sottoposta un’unica domanda a cui può rispondere con un sì o con un no, mentre ad essere oggetto di modifiche costituzionali sono molti aspetti diversi ed eterogenei”.

Onida ha poi citato la Corte Costituzionale che, in merito al referendum abrogativo, ha puntualizzato che una procedura del genere porterebbe “in sostanza a proporre plebisciti o voti popolari di fiducia, nei confronti di complessive inscindibili scelte politiche dei partiti o dei gruppi organizzati che abbiano assunto e sostenuto le iniziative referendarie”.

Tocca al Tar portare la questione di costituzionalità davanti alla Corte

In merito poi al difetto di giurisdizione alla base del parere espresso dal Tar del Lazio in merito al ricorso M5S – SI, Onida ha precisato che, nel suo caso, le carte sono state presentate da “semplici elettori”, non da “promotori del referendum”, ovvero da soggetti impossibilitati a “interloquire direttamente con l’ufficio centrale” per “sollevare una questione di costituzionalità della legge davanti alla Corte”. Ecco “ciò che noi chiediamo al Tar di fare”, la conclusione di Onida.