> > Messina Denaro, Nino Di Matteo: "Una vergogna la latitanza di 30 anni"

Messina Denaro, Nino Di Matteo: "Una vergogna la latitanza di 30 anni"

Nino di Matteo commenta latitanza Messina Denaro

"Bisognerà capire se Messina Denaro si esponeva perché era sicuro della rete di protezione che si era costruito attorno " ha affermato Nino di Matteo

Nino di Matteo commenta le modalità della lunga latitanza di Matteo Messina Denaro: era sicuro della rete di protezione o si era rassegnato? 

Nino di Matteo sulla latitanza di Messina Denaro

“Non voglio fare ipotesi, è giusto che siano le indagini a svelate tutto. Però c’è una considerazione generica: è vergognoso che un latitante rimanga tale per trent’anni. Ci sono delle anomalie che devono essere chiarite soprattutto sull’ultimo periodo di latitanza”. Con queste parole Nino Di Matteo – membro del Consiglio Superiore della Magistratura e già sostituto procuratore a Palermo e Caltanissetta- ha commentato la lunga clandestinità di Messina Denaro, in un’interessante intervista rilasciata a Fanpage.

“Approfondire motivo dei suoi comportamenti”

In particolare, osserva Di Matteo – che in più passaggi dell’intervista ribadisce che l’arresto di Messina Denaro non significa la fine della mafia – occorre fare luce su una serie di comportamenti adottati dal latitante:

“Bisognerà capire se Matteo Messina Denaro si esponeva perché era sicuro della rete di protezione che si era costruito attorno alla sua latitanza oppure se nel tempo si era rassegnato al rischio di un possibile arresto. Credo sia importante approfondire tutti questi aspetti”.

Lo spettro del passato

Alla domanda dell’intervistatore  “Come risponde a chi pensa ci possa essere una trattativa Stato-mafia dietro all’arresto di Matteo Messina Denaro?” il magistrato risponde che: ” Bisognerà attendere gli esiti delle indagini. Sarà il lavoro della Procura a fare luce su tutti i dubbi, esattamente come è successo in passato sui casi della mancata perquisizione del covo di Totò Riina subito dopo il suo arresto o della latitanza di Bernardo Provenzano. In un primo momento si è pensato fossero il frutto di fantasie”.  Poi aggiunge “Oggi a distanza di tanti anni, riguardo questi due casi, sappiamo che la sentenza d’Appello della Trattativa Stato-mafia ha assolto alcuni esponenti dello Stato, ma ha anche definito la mancata perquisizione del covo di Riina un segnale di distensione da parte delle istituzioni verso l’ala così detta trattativistica di Cosa Nostra, ovvero quella di Provenzano. Così come la sentenza sulla Trattativa ha dimostrato che la latitanza di Provenzano è stata protetta anche da alcuni esponenti della forze dell’ordine: in quel periodo storico si è ritenuto più utile lasciare Provenzano libero che portarlo in carcere. Perché Provenzano rappresentava una garanzia contro il prevalere dell’ala stragista di Cosa Nostra”.