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Per la morte di Liliana Resinovich, il dna scagiona marito, amico e vicino

Liliana Resinovich

Una vicenda sempre più avvolta nel mistero, quella della morte di Liliana Resinovich a Trieste: il dna scagiona marito, amico e vicino dai sospetti

Colpo di scena nelle indagini per la morte d Liliana Resinovich, il dna scagiona marito, amico e vicino della donna scomparsa poco prima di Natale e ritrovata cadavere a gennaio vicino ad un un boschetto del parco dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni a Trieste. Le tracce genetiche che erano state rinvenute dagli inquirenti sul cordino usato per chiudere il sacchetto trovato avvolto sulla testa di Liliana non appartengono a nessuno dei tre. 

Liliana Resinovich, il dna scagiona tutti

Quel dna che poteva fornire indizi, se non prove, sulla morte della 63enne non ha condotto ad alcuno dei tre “indiziati”. La procura aveva infatti deciso di prelevare dei campioni innanzitutto dal marito Sebastiano e dall’amico Claudio per cercare di capire se potessero uscir fuori maggiori indicazioni. Il Corriere della Sera ha riportato in queste ore l’esito dell’esame tanatologico specifico: quel dna non è né del marito Sebastiano, né dell’amico Claudio, né del vicino di casa Salvatore e tecnicamente nessuno di loro è rubricabile in ipotesi per omicidio. 

L’esito dell’esame tossicologico

Poche settimane fa anche l’esame tossicologico sul cadavere di Liliana non aveva dato esiti clamorosi, anzi. La 63enne non aveva “assunto sostanze xenobiotiche, droghe e farmaci, che possano aver cagionato il decesso. I test sono stati sia di tipo immunochimico su sangue e urine e sia di tipo cromatografico in spettrometria di massa tandem per tutte le altre matrici biologiche. Le analisi tossicologiche immunochimiche di screening hanno quindi dato esito negativo”. Nel sangue di Liliana erano stati trovati solocioccolato e paracetamolo: aveva mangiato da poco un dolce e preso una Tachipirina.