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Flash mob giornalisti, Di Maio rilancia l'equo compenso

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Giornalisti in piazza con un flash mob contro il M5S. Luigi Di Maio spiega che la libertà di informazione si difende combattendo la precarietà.

Oggi, martedì 13 novembre 208, centinaia di giornalisti si sono radunati in molte piazze italiane per un flash mob organizzato dalla FNSI, in risposta agli attacchi del MoVimento 5 Stelle. Luigi Di Maio però puntualizza che “la libertà d’informazione si garantisce prima di tutto con l’assenza di conflitti di interessi tra gli editori e poi ridando dignità al lavoro dei giornalisti, troppo spesso sottopagati e sfruttati”. Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico annuncia quindi una legge sull’equo compenso.

Flash mob della FNSI

“Per essere libera l’informazione in Italia ha bisogno ancora di fare molta strada. Prima di tutto deve essere libera da conflitto di interessi e deve ridare dignità al lavoro dei giornalisti” spiega Luigi di Maio in un video pubblicato su Facebook, in risposta al flash mob organizzato oggi dalla FNSI in diverse piazze da Nord a Sud. La Federazione Nazionale della Stampa Italiana si è mobilitata dopo le dichiarazioni del vicepremier e di Alessandro di Battista, che hanno accusato parte dei giornalisti che si sono occupati del processo contro Virginia Raggi (poi assolta in primo grado) di essere degli “infimi sciacalli”.

Sul caso era ieri intervenuto indirettamente anche Sergio Mattarella il quale, nel ricevere alcune scolaresche al Quirinale, ha colto l’occasione per precisare: “Al mattino come prima cosa leggo i giornali: le notizie e i commenti, quelli che condivido e quelli che non condivido. (…) E per questo ha un grande valore la libertà di stampa, perché – anche leggendo cose che non si condividono, anche se si ritengono sbagliate – consente e aiuta a riflettere”.

Oggi è invece l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni a puntualizzare: “Ogni attacco agli organi di stampa rischia di ledere il principio costituzionale di libera manifestazione del pensiero, che è alla base del pluralismo dell’informazione e del diritto di cronaca e di critica”.

Conflitto d’interessi e precarietà

Mentre Alessandro Di Battista sottolinea come con questo flash mob sia “partita la difesa corporativista, puerile, patetica, ipocrita, conformista e oltretutto controproducente di una parte del sistema mediatico”, Luigi Di Maio annuncia i prossimi interventi sulla stampa. Non parla dell’abolizione del finanziamento pubblico all’editoria ma di conflitto d’interessi.

Il blog il M5S ricorda infatti come “la stragrande maggioranza dei principali giornali italiani a tiratura nazionale è posseduto da editori in pieno conflitto di interessi. Vuol dire – viene specificato – che non sono dediti solo all’informazione, come avviene nei paesi anglosassoni per esempio, ma che hanno più interessi in altri settori (energia, cliniche private, cemento) e addirittura nella politica“.

Il vicepremier pentastellato chiarisce però anche che “la libertà d’informazione si garantisce prima di tutto migliorando le condizioni dei giornalisti“. “Soprattutto dei giornalisti che in questo momento sono sottopagati, che molto spesso vivono in uno stato quasi di abbandono, a volte hanno degli stipendi al limite della fame, a volte gli vengono pagati gli articoli al limite dello sfruttamento (anche non al limite, ndr), e che molto spesso sono anche quelli che portano le notizie a casa. Sono quei giornalisti che poi tirano la carretta, in alcuni giornali un giornalista scrive gli articoli per tutti quanti” sottolinea.

Equo compenso

“Questo è lo stato del giornalismo che dobbiamo migliorare. – assicura quindi Luigi Di Maio – Assenza di conflitti di interessi e dignità nel lavoro per quei giornalisti che molto spesso vengono ignorati, molto spesso vengono abbandonati al loro stato, per cui viene pagato un pezzo cinque ero o tre euro (se sono fortunati, ndr)”.

“Noi vogliamo investire sulla categoria dei giornalisti, e sui professionisti in generale, con l’equo compenso. – annuncia quindi – Noi porteremo avanti nei prossimi mesi un progetto come Ministero del Lavoro e dello Sviluppo economico dei professionisti e tra questi dei giornalisti“.

“E spero che ne vogliano parlare con me il presidente dell’Ordine dei giornalisti, il presidente della FNSI e i presidenti delle associazioni dei giovani precari nel mondo del giornalismo che fanno delle battaglie importanti” esorta infine il leader 5 Stelle. “E’ la precarietà che sta ulteriormente impoverendo la liberà di informazione in Italia perché – osserva – se non c’è dignità nel lavoro dei giornalisti non c’è neanche libertà di informazione”.