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Salario minimo, il placet del Financial Times: “Funziona. Riduce la disuguaglianza salariare senza penalizzare l’occupazione”

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Per il Financial Times, il salario minimo funziona: tutti i dettagli sull’analisi pubblicata dal quotidiano britannico.

Il Financial Times, in una recente analisi sul salario minimo, ha promosso a pieni voti la misura. Il quotidiano britannico, nel sostenere la sua tesi, ha riassunto la situazione esistente nei Paesi che hanno deciso di adottare l’iniziativa, sottolineando il modo in cui è riuscita a ridurre la disuguaglianza salariare senza danneggiare l’occupazione.

Salario minimo, il Financial Times promuove la misura

“Il salario minimo funziona perché riduce la disuguaglianza salariale senza penalizzare l’occupazione, anche se la produttività non viene incrementata”. A scriverlo è il Financial Times che ha pubblicato un’analisi sul salario minimo. L’indagine divulgata dal quotidiano britannico, tuttavia, non tiene in considerazione il fervente dibattito politico che attualmente è in corso in Italia.

In considerazione di quanto ricordato da Financial Times, con l’introduzione del salario minimo in Germania nel 2015, la disuguaglianza salariale nel Paese si è ridotta senza compromettere le prospettive in materia di occupazione dei cittadini. La medesima situazione è stata osservata nel Regno Unito che ha avviato la misura nel 2016. All’epoca, il governo conservatore ha aumentato il salario minimo per gli over 25. In questo modo, non si è ottenuto un incremento significativo della produttività ma c’è stata una riduzione delle retribuzioni basse e, contestualmente, sono cresciuti livelli di occupazione.

La ricerca

Regno Unito e Germania non rappresentano le uniche realtà ad aver optato per l’adozione del salario minimo. Anche altri Paesi, infatti, hanno deciso di procedere con il medesimo approccio, spaziando da diversi Stati a stelle e strisce alla Corea del Sud.

Intervenendo sulla questione, il Financial Times ha anche precisato che, a fronte delle spinte inflazionistiche, la misura sembra aver resistito. Stando a quanto si legge in una ricerca degli economisti dell’Ocse, infatti, “la maggior parte dei paesi che fanno parte dell’Organizzazione ha mantenuto i nervi saldi e ha aumentato i salari minimi per cercare di tenere il passo con l’inflazione”. Alla luce dei dati sinora riportati, quindi, non pare che la misura abbia dato il via a una tragica spirale inflazione-salari.