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Caso Palamara, ex magistrato rinviato a giudizio con l’accusa di corruzione

CSM

Il caso dell’ex consigliere del Cms, Luca Palamara, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di corruzione: l’udienza è prevista per il prossimo 15 novembre.

L’ex membro del Consiglio superiore della magistratura (Csm), Luca Palamara, andrà a processo: è quanto stabilito dal gup di Perugia Piercarlo Frabotta. L’udienza è stata fissata per il prossimo 15 novembre 2021.

Caso Palamara, ex magistrato rinviato a giudizio con l’accusa di corruzione

Il gup di Perugia, Piercarlo Frabotta, ha deciso di optare per il rinvio a giudizio dell’inchiesta per corruzione che coinvolge l’ex consigliere del Csm, Luca Palamara. Nel prossimo futuro, quindi, l’ex magistrato dovrà affrontare un processo: la prima udienza, che si terrà in presenza del primo collegio del Tribunale, è stata fissata per il 15 novembre. La decisione del giudice è stata comunicata dopo otto mesi dall’apertura dell’udienza preliminare, avvenuta lo scorso 25 novembre 2020.

Il processo non coinvolgerà soltanto Luca Palamara ma verrà rinviata a giudizio con l’accusa di concorso nel reato di corruzione per l’esercizio delle sue funzioni anche Adele Attisani.

Inoltre, il giudice dell’udienza preliminare ha deciso di approvare la richiesta di patteggiamento presentata dall’imprenditore Fabrizio Centofanti che è stato condannato a un anno e sei mesi. L’accettazione della richiesta è scaturita in seguito alle dichiarazioni spontanee che l’imprenditore ha reso ai magistrati della procura di Perugia nel corso del mese di giugno.

L’ex procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, invece, è stato assolto con rito abbreviato dall’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio. Per un primo capo d’accusa, l’assoluzione è stata decretata ricorrendo alla formula “il fatto non sussiste” mentre, per un secondo capo d’accusa, si è fatto riferimento alla tenuità del fatto. In un primo momento, i pm avevano richiesto nei confronti dell’ex procuratore una condanna a otto mesi.

Caso Palamara, rinvio a giudizio con l’accusa di corruzione: capo d’imputazione

In seguito alle informazioni fornite ai magistrati dall’imprenditore Fabrizio Centofanti, i pm Gemma Miliani e Mario Formisano, coordinati da Raffaele Cantone, hanno modificato il capo d’imputazione originariamente presentato. In questa circostanza, tra le differenti accuse, hanno contestato la corruzione in concorso per l’esercizio delle funzioni in sostituzione della corruzione in atti giudiziari.

Nel capo di imputazione, dunque, è possibile leggere quanto segue: “In concorso tra loro, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, agendo Adele Attisani quale istigatrice delle condotte delittuose e beneficiaria, altresì ed in parte, delle utilità ricevute, Luca Palamara, prima quale sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Roma ed esponente di spicco dell’Associazione Nazionale magistrati fino al 24 settembre 2014, successivamente quale componente del Consiglio Superiore della Magistratura e magistrato fuori ruolo ricevevano da Fabrizio Centofanti le utilità per l’esercizio delle sue funzioni e dei suoi poteri”. 

Inoltre, viene precisato: “Per la possibilità consentita a Centofanti da Palamara di partecipare a incontri pubblici o riservati cui presenziavano magistrati, consiglieri del Csm e altri personaggi pubblici con ruoli istituzionali e nei quali si pianificavano nomine ed incarichi direttivi riguardanti magistrati, permettendo in tal modo a Centofanti di accrescere il suo ruolo e prestigio di ‘lobbista’; per la disponibilità dimostrata da Palamara a Centofanti di poter acquisire, anche tramite altri magistrati e appartenenti alle forze dell’ordine, a lui legati da rapporti professionali e/o di amicizia, informazioni anche riservate sui procedimenti in corso ed in particolare, su quelli pendenti presso la Procura della Repubblica di Messina e di Roma che coinvolgevano Centofanti e gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore; per la disponibilità di Palamara di accogliere richieste di Centofanti finalizzate ad influenzare e/o determinare, anche per il tramite di rapporti con altri consiglieri del Consiglio Superiore della Magistratura e/o di altri colleghi, le nomine e gli incarichi da parte del Consiglio medesimo e le decisioni della sezione disciplinare”.

Caso Palamara, ex magistrato rinviato a giudizio con l’accusa di corruzione: i commenti

In relazione alla contestazione, inoltre, vengono elencati svariati soggiorni effettuati dall’ex consigliere del Csm Palamara tra i quali possono essere annoverati il viaggio a Madonna di Campiglio o quello a Madrid in compagnia del figlio, le vacanze a Favignana e a Dubai o le visite a casa di Adele Attisani.

Secondo quanto riportato nell’atto di accusa, poi, all’ex magistrato è stata anche contestata la rivelazione di segreti d’ufficio.

A proposito della decisione del gup di Perugia, si è espresso il procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone che ha dichiarato: “Il provvedimento del giudice conferma il buon lavoro della Procura e la correttezza delle scelte fatte anche con la modifica del capo di imputazione avvenuta durante l’udienza preliminare”.

La notizia del rinvio a giudizio è stata commentata anche dall’ex magistrato Luca Palamara che ha sottolineato: “Udienza preliminare passaggio stretto e obbligato. Sono certo che l’udienza pubblica servirà a far emergere la verità e la mia innocenza – e ha aggiunto –. Le prove documentali dei pagamenti effettuati sono insuperabili. Continuerò sempre a battermi per una giustizia giusta”.

Gli avvocati dell’ex consigliere del Csm, Benedetto Burrati, Roberto Rampioni e Mariano Buratti, hanno asserito: “Non temiamo affatto l’approfondimento dibattimentale e siamo certi che in quella sede si potranno chiarire a 360 gradi tutti gli aspetti di questa vicenda ed emergerà pienamente l’innocenza del nostro assistito”.

L’avvocato Cesare Placanica, difensore di Adele Attisani, invece, ha precisato: “È un rinvio a giudizio che senza i limiti di valutazione dell’udienza preliminare non ci sarebbe stato. Non credo che il dibattimento possa mai portare a una sentenza di condanna“.