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Coronavirus, lauree anticipate per infermieri e operatori sanitari

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Gli atenei italiani hanno anticipato le lauree degli infermieri per poter averli subito a disposizione nel fronteggiare l'emergenza coronavirus.

Dietro richiesta del ministero dell’Istruzione, in questi giorni numerose università italiane hanno anticipato le lauree degli studenti di infermieristica, in modo da poter avere subito a disposizione nuovi operatori sanitari che possano supportare i medici nella lotta contro l’emergenza coronavirus. I giovani neolaureati potranno essere immediatamente impiegati nelle zone più a rischio come quelle della province di Lodi, Cremona e Bergamo, dove gli ospedali soffrono da giorni una forte carenza di personale e di posti letto.

Coronavirus, lauree anticipate per gli infermieri

Una delle regioni dove questo provvedimento verrà subito implementato è la Lombardia, epicentro dell’epidemia di coronavirus. Nella giornata dello scorso 1° marzo, l’assessore al Welfare Giulio Gallera aveva infatti anticipato in una conferenza stampa alcuni dettagli della misura: “In aprile a Milano si dovevano laureare circa 150 infermieri: abbiamo chiesto di anticipare le lauree per avere a disposizione immediatamente nuovi infermieri”.

Gallera aveva inoltre spiegato che le lauree si sarebbero svolte: “In teleconferenza già in settimana e ci sarà la possibilità di avere a disposizione un numero molto alto di infermieri, oltre 100 infermieri, già dal 10 marzo. Il sì alla misura è stato preso dalla regione di comune accordo con Remo Morzenti Pellegrini, rettore dell’Università di Bergamo nonché presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Lombarde.

Le parole degli studenti

Intervistati di fronte alle proprie università, alcuni studenti hanno commentato la nuova ordinanza resa necessaria dall’evolversi dell’emergenza: “È stato tutto molto repentino, era tutto programmato per aprile ma invece è stato anticipato a marzo entrare da inesperti è una sfida personale, ma la preparazione che ci hanno dato serve a essere pronti anche per queste emergenze.

I neo infermieri non si sono però lasciati spaventare dalla possibilità di essere mandati a operare nelle cosiddette zone rosse: “È una responsabilità lavorare nelle zone rosse: anche se mi dovessero chiamare da Codogno o altre zone andrei tranquillamente. È il nostro lavoro e non ho paura”. Una studentessa di Pavia spera inoltre che questa possa essere l’occasione di dare la giusta attenzione all’operato degli operatori sanitari: “Speriamo che questa attenzione mediatica possa riconoscere anche il lavoro svolto dal personale sanitario in questo momento di emergenza”.