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In assenza del campionato, abbiamo trasformato il Coronavirus in una partita di calcio fra regioni

Porta a Porta: scontro fra De Luca e Fontana

Rimasti privi del tifo calcistico, abbiamo iniziato un'inutile partita fra regioni fra chi sta gestendo meglio l'emergenza Coronavirus.

Tutto è cominciato, a dire la verità, quando il professor Massimo Galli, Direttore del reparto di malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano (quello che a febbraio ancora sosteneva pubblicamente non vi fosse alcun rischio Coronavirus in Italia e che il 24 marzo sosteneva che gli immigrati dall’Africa fossero immuni dal Covid-19, benché ve ne fossero diversi, ahimè, da annoverare fra le persone ricoverate e finanche decedute a causa di questa emergenza) ha criticato, ancora una volta pubblicamente (in diretta tv, per la precisione) il professor Paolo Ascierto, coordinatore di un team analogo a quello del Sacco ma all’ospedale Pascale di Napoli.

L’oggetto dell’attacco era di fondamentale importanza per i familiari dei 24.648 (al 21 aprile) deceduti a causa del virus e per quelli delle 183.957 persone (sempre al 21 aprile) che hanno contratto l’infezione dall’inizio dell’epidemia. Si trattava infatti di sconfessare l’assurda ipotesi che un possibile palliativo, se non proprio una cura, al terribile virus fosse stato trovato nientepopodimenoche a Gomorra! Una teoria tanto bizzarra da far ricredere perfino sulla rotondità della Terra.

E così il Professor Galli, da scienziato, e quindi discendente di Galileo Galilei, non poteva che rischiare di farsi ardere vivo come Giordano Bruno per sconfessare chi crede in una teoria così assurda. Davanti a milioni di ascoltatori (oddio, forse migliaia, essendo RaiTre) ha affermato con zelo che in realtà quel farmaco già veniva usato per combattere il Coronavirus da altri ospedali prima che da quello napoletano. Solo che si erano “dimenticati” di dirlo. Un dettaglio insignificante in piena pandemia mondiale, durante la quale condividere qualsiasi minima scoperta scientifica potrebbe rivelarsi utile a salvare vite umane, magari in qualche anglo della Terra che, ricordiamolo, non è quadrata.

Chi avesse ragione è impossibile saperlo, visto che i primi a comunicare l’utilizzo di quel farmaco contro il Covid-19 restano quelli del Cotugno di Napoli, che qualche settimana dopo è stato assurto a modello addirittura europeo, con tanto di complimenti dell’inviato inglese di Sky, per essere l’ospedale in cui nessun sanitario ha contratto il Coronavirus, mentre altrove avveniva una vera e propria strage fra medici e infermieri.

Sta di fatto che, mentre dagli Stati Uniti proponevano di collaborare con i medici napoletani per portare avanti la sperimentazione, in Italia iniziava una partita a calcio fra le varie regioni, dove il colore politico dell’amministrazione veniva superato dalla posizione geografica.

Al “Milano non si ferma” di nordica operosità si contrapponeva, complice il vantaggio (da non sottovalutare) di qualche settimana, lo sceriffismo del campano De Luca, pronto a utilizzare il lanciafiamme contro chiunque si fosse azzardato a mettere il naso fuori dalla porta di casa, e del pugliese Decaro, che andava panchina per panchina a prendere i baresi fuori di casa per l’orecchio per riportarli a casa.

E i cittadini, tendenzialmente sempre pronti a criticare i loro amministratori e a preferire l’erba del vicino, rimasti privi del tifo calcistico, si sono riversati su quello per chi ha adottato le misure migliori per contrastare il Coronavirus. Se, infatti, da un lato pare che a Napoli in qualche teca si stia già sostituendo l’immagine, ormai un po’ sbiadita, di Maradona con quella di De Luca, dall’altro a Milano è apparso lo striscione “Napoli, la tua sanità è uguale alla tua mentalità. Infami”.

Tutto così sembra tornare sugli spalti dello stadio Rigamonti, dove il 22 febbraio (qualche giorno prima del primo caso di Codogno) si stava disputando Brescia-Napoli e i tifosi padroni di casa hanno intonato cori contro i napoletani, sostituendo il Coronavirus alla lava. Ma in questa partita neanche la tifoseria meridionale sembra disponibile, come è stata durante Napoli-Torino lo scorso 29 febbraio, a srotolare lo striscione con scritto “Nelle tragedie non c’è rivalità, uniti contro il Coronavirus”.

Strisione Napoli Torino

E stasera, su RaiUno, andrà in onda a Porta e Porta il derby, con Bruno Vespa arbitro, fra De Luca e Fontana. Ma poco importa che Bergamo sia la città con più decessi a causa del Coronavirus e Napoli la prima grande città a registrare zero nuovi contagi e zero nuovi decessi. Alla fine avranno perso tutti, settentrionali e meridionali, la dignità ancor prima della vita.