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Coronavirus, a Prato le aziende cinesi non riaprono: "Troppo presto"

Coronavirus, le aziende cinesi di Prato restano chiuse

Le aziende tessile Pronto Moda di Prato rinviano l'inizio della fase 2 e restano chiuse: la decisione della comunità cinese.

A Prato si trova la più grande comunità cinese d’Europa, dopo Londra e Parigi. Nella città toscana le aziende cinesi hanno deciso di rimandare la riapertura, nonostante il decreto del Governo sulla Fase 2 del coronavirus. “È ancora presto per riaprire, siamo preoccupati”, ha detto Marco Wong, consigliere italo-cinese eletto con la lista del sindaco Matteo Biffoni.

Coronavirus, le aziende cinesi di Prato chiuse

Le aziende cinesi della filiera Pronto Moda di Prato hanno deciso di rimandare l’inizio della Fase 2 a data da destinarsi. Nonostante il decreto sulle riaperture gli consentisse di aprire già a partire dal 4 maggio, gli imprenditori cinesi restano chiusi. La situazione non è ancora sotto controllo, dicono, e la paura di nuovi contagi è troppo alta.

“La preoccupazione sul rischio sanitario è ancora molto forte nella nostra comunità e ci sembra che ci sia troppa voglia di riaprire subito – ha detto Wong. – La Cina ci insegna che bisogna farlo gradualmente e solo quando la situazione è contenuta. Molti di noi continueranno a lavorare in smart working”.

La comunità cinese di Prato è una delle più grandi d’Europa e, fin dall’inizio della diffusione del virus, si è distinta per la sua prudenza. L’auto quarantena per loro è iniziata a metà gennaio, quando sono arrivate le prime avvisaglie dalla Cina. Inoltre, per gli oltre 2.500 cinesi tornati in Toscana dalla Cina dopo il capodanno, è stata prevista dalla stessa comunità una quarantena stringente.

La chiusura delle aziende cinesi, insieme a questi accorgimenti, rende Prato una delle province toscane con meno casi di coronavirus (515 contagi). “La loro scelta fin dall’inizio è stata quella di chiudere ditte e negozi, sono spariti dai radar – commenta il sindaco di Prato – così facendo hanno dato anche un messaggio ai pratesi quando è scoppiata l’epidemia. È stato un monito per gli altri cittadini: ‘Prendete la cosa sul serio’. Per questo capisco la loro scelta di stare chiusi anche adesso”.