> > Era davvero necessario rivelare i dettagli dell'interrogatorio a Silvia Romano?

Era davvero necessario rivelare i dettagli dell'interrogatorio a Silvia Romano?

Silvia Romano islam

Il compito dei giornali è quello di riportare le notizie che vengono diffuse. Ma le fonti hanno valutato i rischi di divulgare i dettagli dell'interrogatorio a Silvia Romano?

Ci sono eventi che inevitabilmente trasformano le piazze social in stadi dell’opinione pubblica, dove le rispettive tifoserie si urlano addosso la propria superiorità. Dopo mesi in cui il Coronavirus è stato protagonista assoluto ovunque, il ritorno di Silvia Romano ha rappresentato un evento di rottura rispetto alla monotematicità dei dibattiti delle ultime settimane. “Un fulmine a ciel sereno” si è soliti dire; anche se in questo caso penso sia più corretto parlare di un raggio di sole nel buio della notte, perché quando una figlia del Belpaese torna a casa, è sempre una notizia positiva.

E, così, in poche ore in molti si sono trasformati da esperti virologi a esperti di cooperazione internazionale, e l’odio espresso sui social conferma come ancora una volta non siamo capaci di provare empatia per niente che non corrisponde all’idea che ci siamo creati in testa. Poco importa che Silvia abbia passato nell’anno e mezzo di prigionia, lontano dagli affetti, in una realtà estranea: è vestita di verde (il colore dell’Islam) e si è convertita alla religione dei suoi rapitori, quindi è automaticamente da associare al nemico.

Silvia Romano rientra in Italia_ dilaga l'odio sui social

La colpa di questa narrazione del disagio non è solo di chi cerca uno spazio di sfogo dei suoi istinti primitivi, protetto dalla rassicurante barriera digitale di uno schermo. Ma anche di chi dà in pasto a un popolo affamato i particolari di una vicenda dai toni grotteschi. Basta aprire le pagine dei principali quotidiani italiani per accorgersene: l’interrogatorio di Silvia Romano davanti agli inquirenti, con i dettagli di quei 18 mesi in cui il suo mondo è stato stravolto, è riportato in decine di articoli, sviscerando ai minimi termini i pezzi che serviranno alla Procura a ricostruire quanto avvenuto durante la prigionia.

Il compito di giornali e giornalisti è quello di procacciare le notizie e diffonderle, e qui si parla di un argomento di interesse nazionale. Quella su cui bisogna riflettere, invece, è la tempistica dell’azione, chiedendo alle “fonti” se davvero valesse la pena far fuoriuscire dalla stanza degli interrogatori le suggestioni di quell’anno e mezzo di dolore.

I commenti contro Silvia Romano

Perché alla fine il dibattito su quei particolari è iniziato quando qualcuno ha violato il segreto d’ufficio e di certo non si tratta della stampa. È stato così permesso che divenissero pubblici dettagli che sarebbero dovuti rimanere, ancora di più in questo momento delicato, nei verbali degli inquirenti, per poi essere diffusi quando il clima d’odio attorno a Silvia si fosse rarefatto. Invece basta acquistare un quotidiano per dare fondo alla nostra volontà voyeuristica, per avere un report diretto di quanto sia stata trattata bene dai suoi carcerieri, persino di cosa aveva mangiato durante la prigionia, oltre al dettaglio del Corano ricevuto dopo la richiesta di un libro per passare il tempo, aspetto che sarebbe centrale, a suo dire, nel processo di conversione all’Islam.

Se in qualche modo Silvia sia stata plagiata per abbracciare questo cambiamento radicale nella sua vita, saranno gli psicologi a dirlo. Quel che la vicenda Romano ci deve insegnare è però che le informazioni hanno un peso e possono diventare pericolose; chi ogni giorno con esse ci lavora lo sa bene. E il cortocircuito è proprio qui: quel filo (diretto o indiretto che sia) tra inquirenti e media che in qualche caso andrebbe spezzato. Almeno per salvaguardare la dignità di una ragazza, che tale rimane e che sicuramente non merita il vomito d’odio che ben prima del suo ritorno in Italia le abbiamo riservato. Persone che non riescono a guardare oltre il velo verde con cui è apparsa davanti al premier Conte. Se lo facessero, forse si accorgerebbero che dietro c’è una persona, con i suoi pregi e i suoi difetti, che potrebbe essere la figlia di tanti dei suoi haters.

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Facciamoci tutti un esame di coscienza: magistrati, giornalisti e commentatori; quali cicatrici lascerà questa vicenda in Silvia dipende anche un po’ da noi.