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La lettera di mons. Viganò a Trump: "Covid e proteste sono complotto"

Mons. Carlo Maria Viganò

Una lotta tra il bene e il male. Sarebbe questo alla base dei disordini Usa, scrive mons. Viganò in una lettera a Trump. E mette in guardia.

Il più grande critico di Papa Francesco fa sentire nuovamente la sua voce. L’arcivescovo Carlo Maria Viganò, ex-nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America, scrive una lettera a Trump: è in atto un complotto contro di lui, riflesso della lotta tra il bene e il male. La missiva è stata condivisa “con onore” da Trump sui social.

Il complotto contro Trump nella lettera di Viganò

Le parole dell’arcivescovo hanno il sapore dell’Armageddon, la battaglia finale. Niente di più adatto per il presidente Usa, che sposa appieno questa retorica. Donald Trump – secondo Viganò – sarebbe al dentro di una lotta fra due schieramenti biblici: i figli della luce e i figli delle tenebre“. Per il prelato, i primi sono al momento discriminati e “ostaggio dei malvagi“. Questi ultimi avrebbero il potere di metterli in ombra per la loro influenza i ruoli che ricoprono. Trump sarebbe un “figlio della luce” perché “animato dal desiderio di compiere il bene“. A confermarlo, sarebbero: l’onestà, il valore della famiglia, l’obbedienza alla Legge di Dio. Tutto il contrario dei “figli delle tenebre“, che “servono se stessi, non hanno principi morali, vogliono demolire la famiglia” e “accumulare denaro“. Mons. Viganò elenca le caratteristiche di ambedue gli schieramenti e chiede a tutti di discernere da che parte si è. Tutto questo perché, per l’ex ambasciatore vaticano, Trump sarebbe un difensore dei figli della luce: il presidente Usa si opporrebbe a quel deep stateche ferocemente muove guerra“.

La guerra del monsignore, dal coronavirus a George Floyd

La guerra secondo Viganò sarebbe evidente anche nella pandemia di coronavirus: “Le indagini già in corso sveleranno le vere responsabilità di chi ha gestito l’emergenza Covid non solo in ambito sanitario, ma anche politico, economico e mediatico“. Il prelato definisce tutto questo “una colossale opera di ingegneria sociale“: insinua, cioè, la regia di persone che decidono le sorti delle nazioni “contro la volontà dei cittadini e dei loro rappresentanti nei governi delle Nazioni“. Il prelato vede con gli stessi occhi anche i fatti di Minneapolis. Secondo lui, la morte di George Floyd farebbe parte di un complotto contro Trump: “Scopriremo che i moti di questi giorni sono stati provocati da quanti […] hanno dovuto necessariamente provocare disordini perché ad essi seguisse quella repressione che, pur legittima, sarà condannata come un’ingiustificata aggressione della popolazione” scrive il prelato nella lettera. Viganò non solo definisce “legittima” la repressione, pur violenta, ma scruta il piano di ribaltarne l’interpretazione. Colpevole sarebbe “l’ordine massonico“.

L’attacco di Viganò alla Chiesa

Secondo il vescovo, la stessa dicotomia bene/male si trova nella Chiesa: “Come vi è un deep state, così vi è anche una deep Church che tradisce i propri doveri e rinnega i propri impegni dinanzi a Dio“. Viganò sostiene, dunque, la presenza di una Chiesa che trama contro la vera Chiesa di Dio. A tal proposito, il prelato aveva difeso Trump per la visita dello scorso 3 giugno al santuario di Washington. Lo stesso arcivescovo Wilton Daniel Gregory aveva definito la visita “riprovevole” perché strumentale agli ultimi scontri. Al contrario, Viganò ha difeso quella visita. Per lui chi lo attacca per quella visita appartiene “al deep state, al mondialismo, al pensiero unico, al Nuovo Ordine Mondiale che sempre più spesso invocano in nome di una fratellanza universale che non ha nulla di cristiano, ma che evoca […] gli ideali massonici“.

Per Viganò lo scontro tra il bene e il male sta avvenendo ora. È certo che, con le sue parole, il prelato farà ancora parlare di sé.