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Covid-19, il 41% degli italiani pensa di non vaccinarsi

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In base ad un recente studio il 41% degli italiani sarebbe poco propenso a fare il vaccino contro il coronavirus.

In base ad una ricerca dell’EngageMinds HUB dell’Università Cattolica, il 41% degli italiani sarebbe poco propenso a fare il vaccino contro il coronavirus.

Il vaccino contro il coronavirus

Ormai da qualche mese gli scienziati sono a lavoro per cercare di realizzare un vaccino contro il coronavirus, considerato come l’unico modo davvero efficace per mettere fine all’emergenza. Nonostante ciò sono in molti ad essere poco propensi all’idea di farsi vaccinare. In base ad una ricerca dell’EngageMinds HUB dell’Università Cattolica, infatti, più di 4 italiani su 10 “colloca la propria propensione a una futura vaccinazione tra il per niente probabile o a metà tra probabile e non probabile“.

Lo studio in questione è stato realizzato tra il 12 e il 18 maggio attraverso alcune interviste con metodologia CAWI (Computer Assisted Web Interview) su un campione di mille persone nell’ambito del progetto Craft della Cattolica di Cremona. Ebbene, tra i soggetti maggiormente propensi a vaccinarsi vi sono i più giovani e gli anziani. Risultano essere meno convinti di voler fare il vaccino, invece, i soggetti tra i 35 e i 59 anni.

Le dichiarazioni della professoressa Graffigna

Secondo la professoressa Guendalina Graffigna, Ordinario di Psicologia dei consumi e direttore del centro di ricerca EngageMinds HUB dell’Università Cattolica, così come riportato da Fanpage, ad incidere su questi dati è la psicologia. “Se confrontiamo le percentuali di chi è poco propenso a vaccinarsi fra i diversi sottogruppi del campione si nota che chi è fatalista nella gestione della salute e ritiene che il rischio di contagio da Sars-Cov-2 sia fuori dal suo controllo è ancora più esitante rispetto alla possibilità di vaccinarsi, mentre al contrario chi è più “ingaggiato”, si sente primo responsabile nella prevenzione del contagio e risulta più positivo e propenso verso la somministrazione del vaccino. Ma a far la differenza è anche la considerazione della vaccinazione come atto di responsabilità sociale: chi ha un approccio più individualista ed egoista alla gestione della salute e non ritiene il vaccinarsi un atto di responsabilità sociale tende a essere ancora più evitante verso l’ipotesi di un futuro programma vaccinale per Covid-19. Al contrario decisamente più propensi della media coloro che ritengono che i loro comportamenti abbiano un valore importante per la salute collettiva”.

Visti i dati, quindi, secondo la professoressa Graffigna bisogna “di iniziare sin da subito con una campagna di educazione e sensibilizzazione dedicata alla popolazione in cui aiutare a comprendere l’importanza di vaccinarsi contro la Covid 19. Non si tratta solo di diffondere informazioni o di combattere fake news sul vaccino. Ciò che va perorato, prima ancora di un atteggiamento positivo verso i vaccini, è la maturazione di un migliore coinvolgimento attivo verso la salute e la prevenzione, che passa dalla comprensione di come ogni nostra azione preventiva sia un atto di responsabilità sociale verso la salute della collettività”.