> > Omicidio Colleferro, un amico di Willy: "Morto per un like di troppo"

Omicidio Colleferro, un amico di Willy: "Morto per un like di troppo"

Colleferro omicidio Willy arrestati

Omicidio Colleferro: "È nato tutto per un litigio tra terzi all'interno del locale per dei like a una ragazza. Willy lì per caso".

Omicidio Willy, parla un amico della vittima. A Fanpage.it racconta della tragica serata, del momento dello scoppio della rissa e dell’attacco degli aggressori, gruppo violento noto nella zona.

Willy morto “per caso”

Coloro che hanno visto e hanno il coraggio di denunciare quanto accaduto la sera della morte di Willy ci sono, e vogliono parlare: arrabbiati, soffocati dal dolore, delusi. Senza troppi freni, raccontando ai microfoni di Fanpage.it di più sulla vicenda, allargandosi alla comitiva intera, arriva anche un amico della vittima: “È nato tutto per un litigio tra terzi all’interno del locale per dei like a una ragazza. Francesco stava discutendo con alcune persone e ha tirato un pugno in faccia a qualcuno. Dopodiché Mario gli è andato dietro e ha tirato un altro pugno. Poi sono scappati e hanno chiamato Marco e Gabriele. Quando sono arrivati a piazza Italia, Willy stava salendo in macchina. Il tutto è durato circa dieci secondi, sono scesi dall’auto e hanno menato tutti quelli che si sono trovati davanti. Willy non c’entrava assolutamente nulla, se fossero arrivati 5 secondi dopo sarebbe ancora qui. Da quello che ho capito ha cercato di aiutare un amico che veniva pestato e si è trovato in mezzo. Pesava forse 45 chili contro i 100 loro”. La persona, rimasta anonima, conosceva Willy e andava in palestra assieme ai fratelli Bianchi, Marco e Gabriele, fermati insieme a Francesco Belleggia e Mario Pincarelli, tutti e quattro accusati di omicidio preterintenzionale in concorso e al momento detenuti nel carcere di Rebibbia. “Loro (gli arrestati N.d.R.) sono molto conosciuti in strada per le prepotenze che fanno. Le persone cercano di evitare il contatto con loro per diversi episodi di violenza successi in passato. Trovano sempre il modo di attaccare in 5 contro 1, 4 contro 1, 10 contro 1. L’hanno fatto anche con me e i miei amici. Qualche mese fa in un locale di Colleferro hanno spaccato la faccia a un ragazzo, gli hanno dovuto mettere 20 punti. Il modus operandi è sempre lo stesso: il piccolo del gruppo va a rompere le palle a qualcuno, poi quando la situazione si surriscalda va a chiamare i grossi”. E i quattro non erano gli unici ad agire così, no: “Tutta la comitiva si comporta così”.

La morte di Willy

Del tanto che si potrebbe dire, resta solo tanto silenzio: la morte di un ventenne innocente, un gruppo di violenti conosciuto e a piede libero, l’impossibilità di reagire di tanti. Il ragazzo continua il racconto: bastava un nulla per far partire i bulli, tra uno sguardo di troppo e un like sbagliato su Facebook. Magari un’opinione su calcio e sport. “Di solito cercano di attaccare il maschio alpha della zona per far capire chi è che comanda. Sono dei bulli, non c’entra la politica: fanno così con tutti”. I fratelli Bianchi praticavano da anni MMA, ed erano lottatori esperti. Il ragazzo non ha dubbi: “Se per strada metti in pratica ciò per cui ti alleni diversi ore al giorno, rischi di fare male con un colpo solo. Succede di farsi male nello sparring e nei match, dove si usano guanti e protezioni: pensate a un pugno dato a mano nuda contro un ragazzo che non ha mai litigato con nessuno”. Nonostante i numerosi tentativi di rianimazione Willy è morto poco dopo l’arrivo del 118, durante il trasporto il ospedale. Dopo il pestaggio gli aggressori sarebbero scappati tentando di darsi alla fuga, ma sarebbero stati identificati e portati in caserma: la conferma dell’arresto è poi arrivata domenica 6 settembre. Al momento non avrebbero rilasciato alcuna dichiarazione.

Willy, che aveva solo 21 anni, era una giovane promessa del Paliano e grande tifoso della Roma, di cui sperava d’indossare un giorno la maglia. Lavorava come cuoco in un albergo di Artena, e aveva passato l’estate a lavorare in un villaggio vacanze in Calabria: tornato da poco a casa aveva ripreso a lavorare, recandosi all’hotel anche la sera dell’omicidio. Tornando era uscito per andare a prendere gli amici, senza bere perché quella sera guidava lui. Il gruppetto d’aggressori era già noto alle forze dell’ordine, proprio per via del temperamento violento: si apprende che recentemente – il 21 agosto – Mario Pincarelli era stato denunciato per aver picchiato con calci e pugni un vigile urbano che gli aveva chiesto d’indossare una mascherina, mentre Gabriele Bianchi era comparso al Tg regionale, intervistato come esempio di imprenditoria virtuosa per aver aperto una frutterai alla fine del lockdown. Quello che resta da chiedersi, come spesso accade in queste situazioni, è come certi individui – noti per l’atteggiamento ed episodi terzi di violenza – potessero girare indisturbati come cittadini qualunque.