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Covid-19, l'appello di Giannini: "Ripetiamo errori già fatti, serve serietà"

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"L’ho scritto da sano e lo ripeto da malato: le cose non stanno andando come avrebbero dovuto", scrive Massimo Giannini, ricoverato per il Covid-19.

Massimo Giannini è risultato positivo al Coronavirus. Il direttore del quotidiano La Stampa, attualmente ricoverato, ha parlato delle sue condizioni in un editoriale. Ad allarmarlo non soltanto la malattia, bensì il modo in cui governo e cittadini stanno gestendo la nuova ondata. Il rischio, infatti, è che si torni al punto di partenza della pandemia.

Giannini: “Basta errori già fatti”

Massimo Giannini, in un lungo editoriale scritto dal letto dell’ospedale, ha rivelato che le sue condizioni non sono buone. Proprio per questo negli ultimi giorni è stato trasferito nel reparto di terapia intensiva: “Oggi – scrive – “festeggioquattordici giorni consecutivi a letto, insieme all’ospite ingrato che mi abita dentro. Gli ultimi cinque giorni li ho passati in terapia intensiva, collegato ai tubicini dell’ossigeno, ai sensori dei parametri vitali, al saturimetro, con un accesso arterioso al braccio sinistro e un accesso venoso a quello destro. Il Covid è infido, è silente, ma fa il suo lavoro: non si ferma mai, si insinua negli interstizi polmonari, e ha un solo scopo, riprodursi, riprodursi, riprodursi“. 

Ad allarmarlo, tuttavia, non è soltanto il suo stato di salute. Preoccupante, infatti, è anche la reazione del paese al ritorno dell’emergenza: “L’ho scritto da sano e lo ripeto da malato: le cose – dice Giannini non stanno andando come avrebbero dovuto. Ripetiamo gli errori già fatti. Domenica, dopo il mio editoriale in cui lo ribadivo, mi ha chiamato il ministro Speranza per dirmi che è vero, “però guarda i numeri dei contagi negli altri Paesi”. Mi ha chiamato il governatore De Luca per protestare e dire che quelle sui disastri dei pronto soccorsi in Campania sono tutte “fake news”. E poi mi hanno chiamato da altre regioni per il caos tamponi, e dai medici di famiglia per dire che loro sono vittime, e poi dai Trasporti per obiettare che sugli affollamenti loro non c’entrano.

E poi il solito scaricabarile italiano. Dove tutti ci crediamo assolti, e invece siamo tutti coinvolti. Dopo il disastro di marzo-aprile dovevamo fare 3.443 nuovi posti letto di terapia intensiva e 4.200 di sub-intensiva, ma ne abbiamo fatti solo 1.300: di chi è la colpa? Mancano all’appello 1.600 ventilatori polmonari, dice il ministro Boccia: di chi è la colpa? Dovevamo assumere 81 mila tra medici infermieri e operatori sanitari, ma al 9 ottobre ne risultano 33.857, tutti contratti a termine: di chi è la colpa? L’odissea tamponi al drive in è una vergogna nazionale (…). Non recrimino, non piango. Vorrei solo un po’ di serietà“, questo l’appello del noto giornalista.