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Zangrillo: "Il coronavirus c'è ma serve assunzione di responsabilità"

alberto zangrillo

Corsa al tampone, codici bianchi e verdi che saturano gli ospedali e mancanza di cure domiciliari: Zangrillo invoca un'assunzione di responsabilità.

Il primario del San Raffaele Alberto Zangrillo ribadisce di non aver mai negato la circolazione del coronavirus e continua a sostenere che l’infezione si esprima in modo diverso rispetto a marzo: per evitare che la situazione precipiti, ha continuato, è necessaria un’assunzione di responsabilità.

Zangrillo: “Serve assunzione di responsabilità”

Intervistato dal Foglio, il medico ha definito controproducente “questa continua evocazione della guerra e di scenari terrificanti da parte di persone che hanno ruoli istituzionali” che a suo dire non fa altro che provocare panico. La conseguenza è che le persone, spaventate e non seguite a domicilio, si recano tutte in ospedale generando un iper afflusso nei Pronto Soccorso.

Per esempio nell’area metropolitana di Milano il 60-70% dei soggetti arrivati nelle strutture tra il 23 ottobre e il 6 novembre erano codici bianchi e verdi con un tempo medio di dimissione è 21 ore. Tempo in cui questi pazienti coabitano con quelli arrivati per patologie non Covid e con quelli che hanno una sintomatologia Covid intermedia o grave, cioè i codici gialli e rossi, causando così la saturazione.

Secondo lui per liberare i Pronto Soccorso bisognerebbe rimodulare i ricoveri in reparto in modo da dedicare più letti ai pazienti che non si possono dimettere subito e gestire a domicilio chi possibile. Un altro punto su cui intervenire riguarda poi i tamponi. Oggi infatti chi scopre di avere una linea di febbre cerca spasmodicamente di effettuare un test per vedere se si tratti di coronavirus spesso non riuscendoci in tempi brevi. In questo modo si perdono giorni preziosi, perché la terapia medica tempestiva è una delle chiavi per combattere l’infezione.

Pertanto ogni medico deve essere messo in grado di assumersi la responsabilità del caso parlando con il paziente per cercare di catturare elementi utili a escludere il ricovero e procedendo alla cura domiciliare. “La pandemia può essere gestita responsabilmente, cioè con assunzione di responsabilità. Comprendo che il paziente ha bisogno di profilassi ma comprendo anche che non è da ospedale. Intanto lo curo a casa e lo monitoro“, ha concluso.