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Scaffali vuoti per le scarpe Lidl, ma il Covid non c’entra

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Scaffali vuoti per le scarpe Lidl, ma il Covid non c’entra. Assalto sei punti vendita italiani per comprare le sneakers e rivenderle a prezzi super

Scaffali vuoti per le scarpe Lidl, ma il Covid non c’entra. Il fenomeno di marketing del momento ha spinto molti italiani ad inquadrare la mania di acquisto delle ormai celeberrime sneakers del colosso tedesco Lidl nella necessità emergenziale di fare ‘scorte’ in virtù della seconda ondata di Covid che sta colpendo il mondo. Nulla di più sbagliato, nella misura in cui quello di fronte a cui ci si trova è un semplice fenomeno di mercato. Fenomeno dietro il quale c’è comunque una precisa strategia, di comunicazione e di brandizzazione di un prodotto.

Scaffali vuoti per le scarpe Lidl: Covid o marketing?

La collezione streetwear di Ldl sta andando letteralmente a ruba, i social sono pieni di immagini, meme e discussioni in merito all’opportunità o meno di comprare un prodotto di quella fatta e il gioco è fatto. Ed è un gioco in cui Covid non c’entra affatto. L’iniziativa non è di primissimo pelo, in Europa Lidl applica questa politica da tempo, una politica che sta facendo centro anche in Italia. Ma con quali elementi: la fidelizzazione sul prodotto e i prezzi bassi, che sono un po’ il marchio di fabbrica della Lidl. Su tutto poi un meccanismo aggiuntivo che ha fatto da catalizzatore: quello per cui scatta nell’acquirente il bisogno di accaparrarsi quanti più pezzi di un dato prodotto a costi minimal per poi usare il web per rivenderli e fare utile.

Il sogno di fare business

Insomma, con le scarpe Lidl funziona anche la possibilità di diventare business man, e funziona al di là dell’utile vero, funziona perché il meccanismo piace e funge un po’ da calmiere sociale. Belgio. Finalndia e Gran Bretagna erano già state investite dall’onda di acquisti e da questo fenomeno, che in mercato si chiama reselling. I prezzi su E Bay di un singolo paio di scarpe avevano toccato perfino i 2.700 euro. E i prezzi da noi? Alti, alti davvero. Da 100-150 euro fino, addirittura, a 1500, il tutto da un prezzo ‘inerziale’ di base di poco più di 12 euro. Da qui le resse nei supermercati che in questi giorni hanno farcito i social e i principali media, che attenzionando il fenomeno altro non facevano che incrementarlo e rimodulare il borsino dei prezzi, al rialzo si badi.

La spiegazione sociologica

Alfonso Amendola, professore associato di Sociologia dell’immaginario all’Università di Salerno, spiega bene cosa sta accadendo in questi giorni in Italia con le scarpe Lidl: “Da un punto di vista estetico le scarpe sono oggettivamente brutte, ma grazie alla promozione che è stata fatta soprattutto sui social si è creata un’aspettativa talmente alta che tutti avrebbero voluto acquistarle. Ancora una volta questione d’identità e di appartenenza”.