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Isis: arrestato a Foggia maestro egiziano

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Arrestato a Foggia un uomo accusato di fare parte dell'Isis. Faceva l'insegnante di religione in un centro culturale islamico.

Arrestato a Foggia un 58enne di origine egiziana accusato di essere affiliato all’Isis. L’uomo insegnava religione in un centro culturale pugliese ed è sposato con una donna italiana.

Maestro affiliato all’Isis

Ha 58 anni e faceva l’insegnante di religione l’uomo che il 27 marzo 2018 è stato arrestato dalla polizia di Foggia nell’ambito di un’operazione antiterrorismo. Il maestro, accusato di fare parte dell’Isis, insegnava ai bambini nel centro culturale islamico “Al Dawa”, di cui era presidente. Di origine egiziana, aveva sposato una donna italiana. L’operazione, condotta congiuntamente dalla Digos e dalla Guardia di finanza e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, è scattata dopo che sono state scoperte alcune pubblicazioni sospette sul web e sono state aperte le indagini per monitorare l’uomo.

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Il Gigo della Gdf ha provveduto alla perquisizione della sede dell’associazione culturale “Al Dawa” e al sequestro dei conti correnti. Gli inquirenti hanno inoltre portato avanti perquisizioni domiciliari e personali ad altre tre persone legate al maestro.

L’uomo è stato arrestato per associazioni ai fini di terrorismo e apologia del terrorismo aggravata dall’uso di mezzi informatici. I particolari dell’inchiesta denominata “Bad teacher” sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa presso gli Uffici della Procura Distrettuale.

Precedenti

La Puglia è stata una regione particolarmente colpita dagli allarmi terrorismo e viene considerata una delle aree italiane più sensibili per il transito di potenziali terroristi diretti nel nord Europa.

Già nel maggio 2017, Foggia era stata lo scenario di un blitz antiterroristico che si era concluso con il fermo di due fratelli tunisini accusati di avere dei contatti con persone vicine all’estremismo islamico. Uno dei due era rimasto in stato di fermo, mentre il secondo, rintracciato a Padova, aveva ricevuto un decreto di espulsione. Le indagini erano partite quando i fratelli avevano cominciato a scrivere sui social network alcuni post inneggianti al Daesh e a caricare video che esaltavano le azioni terroristiche (per esempio la strage al Bataclan). Dalle intercettazioni telefoniche, era emerso che i due erano in possesso di armi, persino di kalashnikov, probabilmente fornitegli da organizzazioni mafiose in contatto con i fratelli.

Nel marzo 2017, poi, a Lecce sono state istituite le Sos (Squadre operative di supporto), un gruppo di forze speciali dell’arma dei carabinieri nato in seguito ai molteplici attacchi in Europa.