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Scontro Renzi-Conte: "Nessun appoggio esterno a nuovo governo"

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Prosegue lo scontro tra Matteo Renzi e il premier Giuseppe Conte: il leader di Italia Viva vuole il voto in Parlamento.

Nella serata di martedì 18 febbraio la maggioranza ha trovato un accordo sulle intercettazioni insieme a Italia Viva, ma lo scontro Renzi-Conte prosegue verso uno strappo. Italia Viva conta ad oggi 30 deputati e 18 senatori grazie ai due nuovi acquisti (Tommaso Cerno senatore PD e Michela Rostan deputata di Leu). Sul decreto Milleproroghe il leader di IV voterà la fiducia seppur avvertendo: “Chi forza a colpi di emendamento spacca la maggioranza”. Infine, contro il premier: “Da Conte prova muscolare sulla giustizia”, ha detto Renzi.

Scontro Renzi-Conte

Nel caso in cui si dovesse formare un nuovo governo, ha avverto il leader di Italia Viva, il partito non lo appoggerebbe esternamente. “Dentro o fuori”, ha tuonato Renzi. Mentre lo scontro Renzi-Conte si riaccende verso uno strappo definitivo, l’ex premier avverte: “Sono termini che andavano bene nella prima Repubblica, non ha senso, o stai dentro o stai fuori“. Ma sulla situazione attuale Renzi ha parlato chiaro: “Se c’è un governo senza di noi, noi rispettiamo il Parlamento. Però se non hanno i numeri e se siamo decisivi per la maggioranza, allora dico: ‘Ascoltate anche noi”.

Sul tema della Giustizia, Renzi non abbassa il tiro e commenta: “C’è una norma sulla prescrizione che io non condivido, la porto in discussione in Aula e su questo vado avanti fino in fondo“. E ancora, sul futuro di Italia Viva e l’appartenenza all’esecutivo ha chiarito: “Noi non abbiamo mai messo in discussione l’appartenenza a questa maggioranza. Lo ha fatto Conte con parole molto dure e spiacevoli”. Poi l’affondo al premier: “Se ha i numeri per andare avanti senza di noi va benissimo, gli faccio un in bocca al lupo“. E sulla nascita di un possibile Conte Ter, sul quale rimane scettico, avvisa: “A noi va bene anche il Conte ter. Andiamo all’opposizione. Conte ter è contento e sono contento io. Io però questi 10 senatori di Italia Viva che vanno via non li vedo. Su 50, che il 10% abbia dei malumori sarebbe fisiologico, ma dite i nomi. Per il momento uno ne è entrato”.

Infine, Renzi conclude con incertezza sul futuro dell’esecutivo confermando che mercoledì 19 febbraio dirà qualcosa di importante “per il prosieguo della legislatura”. “Nelle prossime ore – ha concluso il leader di IV – e nei prossimi giorni vediamo se c’è la volontà politica o meno di andare avanti“.

Nuovi ingressi in Italia Viva

Sui due nuovi ingressi in Italia Viva è intervenuto il partito renziano: “Doveva esserci la fuga da Italia Viva – sottolineano fonti interne – e invece il partito di Renzi cresce. Oggi Michela Rostan ha lasciato Leu e Tommaso Cerno ha lasciato il Pd. Italia Viva ha oggi 30 deputati e 18 senatori”.

“Il senatore Cerno – dichiara in una nota l’esponente dei democratici di Roma Giovanni Zannola – che ha fatto la battaglia No Tav in dissenso dal gruppo Pd al Senato la scorsa estate, passa a Italia Viva che presenta tra due giorni con Renzi un piano shock sulle infrastrutture. Siamo alle comiche”.

Ma Michele Rostan ha motivato la sua scelta con una nota: “L’origine di questa determinazione è nella difficoltà ormai manifesta di affrontare battaglie politiche che considero importanti, in totale solitudine”. “Abbiamo tenuto decine di audizioni – ha sottolineato -, si è sollevata unanime una voce. Malati, associazioni, medici ci hanno detto che siamo prossimi a debellare l’epatite C. Ma vanno rinnovati i farmaci innovativi, per almeno altri 6/12 mesi. Una scelta avversata per interessi economici dall’Aifa”. “Ho provato a far inserire tale rinnovo nel Milleproroghe – ha scritto ancora nella nota -, senza nulla di fatto. Né in sede governativa, nel decreto, né in Parlamento con emendamenti. Dal nostro Ministro della Salute, informato di tutto, è arrivato un parere contrario, evidentemente ispirato dall’Aifa”. “La seconda sconfitta, con le medesime modalità, è arrivata sulla legge per il contrasto alle violenze su medici e personale sanitario in servizio”. Infine, conclude: “Francamente sono bocconi troppo amari da digerire, soprattutto perché arrivano da un comparto dove abbiamo una nostra significativa presenza politica che, per paradosso, invece di sostenerci nelle battaglie, ci viene contro”.