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Russia, chi protesta contro la guerra usa cartelli con gli asterischi: cosa significano

Russia protesta asterischi

I russi contrari al conflitto si servono di cartelli con asterischi: usare la parola guerra significa rischiare 15 anni di prigione.

Il Governo russo mette a tacere i dissidenti e chi protesta contro la guerra in Ucraina rischia rigide sanzioni. Il Cremlino continua ad azzittire qualsiasi forma di protesta popolare per evitare di diffondere il dissenso nei confronti di quella che Putin ha definito “operazione militare speciale”. Usando la parola “guerra” in riferimento all’invasione della vicina Ucraina, i cittadini russi rischiano 15 anni di carcere. Qualsiasi espressione che lascia intendere l’inizio di una guerra in Ucraina è considerata da Putin e dai suoi fedelissimi una “notizia falsa” o “diffamatoria”. Nell’arco di 23 giorni, da quando è iniziato il conflitto, almeno 18mila russi sono stati arrestati dalla polizia per aver manifestato. Così chi si discosta dal regime di Putin e si dice contrario alla guerra, mette in atto una forma alternativa di protesta: dai cartelli bianchi agli asterischi.

Russia, chi protesta usa cartelli con asterischi

Non solo la giornalista che in diretta, durante il tg, ha esposto davanti alla telecamera un cartello per dire “no” alla guerra. Sono tanti i russi che esprimono orrore e contrarietà verso ciò che sta accadendo in Ucraina. Chi può lascia persino la propria terra. Altri manifestano pubblicamente e molto presto finiscono dietro le sbarre.

Nelle piazze russe è iniziata una forma alternativa di protesta, che consiste nel mostrare cartelli con una serie di asterischi. Generalmente sono otto e indicano le lettere delle due parole russe proibite dalla legge contro le fake news, approvata il 4 marzo. “нет войне”, cioè “no guerra, è un’espressione ormai censurata dalla propaganda russa, ma c’è chi prova a ribadirla attraverso gli asterischi.

Tuttavia, proprio come i cartelli bianchi simbolo di protesta, anche gli asterischi sono entrati nel mirino del Cremlino. Chi protesta in Russia continua a esporre sé stesso a seri rischi.