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Covid, immunità di 8 mesi per chi è già stato infettato dal virus

Studio australiano

Uno studio pubblicato su ‘Science Immunology’ ha dimostrato che chi è già stato infettato dal Covid possiede un’immunità al virus di 8 mesi.

Nel corso dei mesi segnati dalla pandemia causata dal coronavirus, gli scienziati di tutti il mondo si sono continuamente interrogati sulle caratteristiche e sulla durata dell’immunità sviluppata dal corpo umano dopo aver contratto il virus. Un recente studio australiano apparso sulla rivista Science Immunology pare essere finalmente riuscito a dare alla comunità scientifiche risposte chiare in merito all’argomento.

Covid, immunità di 8 mesi dopo il contagio

Lo studio australiano pubblicato su Science Immunology si configura come una sorta di conferma di quanto già ipotizzato da analisi condotte in precedenza da differenti equipe impegnate a studiare la questione dell’immunità dal Covid. Sulla base dei dati riportati, pertanto, chiunque sia stato contagiato dal Sars-Cov-2 e sia poi riuscito a sconfiggere l’infezione, può considerarsi immune per circa otto mesi. La scoperta è estremamente importante, soprattutto in relazione ai vaccini. In questo contesto, infatti, non solo la loro azione protettiva svolta contro il coronavirus viene confermata ma anche la copertura degli anticorpi viene esplicitata e associata a un arco temporale di svariati mesi.

Australia, lo studio apparso su ‘Science Immunology’

La ricerca condotta in Australia, resa nota martedì 22 dicembre tramite la prestigiosa rivista scientifica Science Immunology, ha coinvolto 25 pazienti Covid dai quali sono stati prelevati 36 campioni ematici tra il quarto e il 242esimo giorno dopo l’infezione.

L’analisi condotta esclusivamente sulla risposta del sistema immunitario e la relativa produzione di anticorpi ha confermato quanto osservato in altri studi ovvero la progressiva riduzione degli anticorpi contro il coronavirus a partire da 20esimo giorno dopo il contagio.

I risultati della ricerca, però, hanno anche evidenziato l’esistenza di particolari cellule presenti nel sistema immunitario umano in tutti i pazienti infettati, il cui ruolo appare fondamentale nella lotta contro il Covid. Tali cellule vengono chiamate cellule B della memoria e consentono all’organismo di memorizzare l’incontro con il virus e di riconoscere immediatamente uno dei due componenti proteici principali del Sars-Cov-2, qualora un qualsiasi soggetto guarito dovesse nuovamente trovarsi a contatto con la minaccia virale. In questo modo, il sistema immunitario viene rapidamente stimolato e sviluppare una risposta immunitaria protettiva, incrementando la produzione di anticorpi. In pratica, si attiverebbe lo stesso meccanismo registrato per combattere le minacce arrecate da altri e più noti agenti patogeni.

Le conclusioni della ricerca australiana sull’immunità da Covid

Secondo quanto osservato, le cellule B sono state presenti nei pazienti studiati fino a otto mesi dopo l’avvenuto contagio.

La ricerca è stata commentata dal professor Menno van Zelm, afferente alla Monash University nonché tra i principali autori della ricerca. Van Zelm ha sottolineato il ruolo chiave della ricerca nel panorama scientifico internazionale poiché le dimostrazioni divulgate non solo spiegano in modo attendibile per quale motivo si siano verificati rari casi direinfezione tra il numero esageratamente alto di contagiati registrati a livello mondiale ma rendono anche possibile credere che qualsiasi vaccino sviluppato contro il coronavirus sarà in grado di conferire un’immunità di lunga durata a coloro che vi si sottoporranno.