> > Roma, il gesto di solidarietà dei calciatori per l'allenatrice licenziata

Roma, il gesto di solidarietà dei calciatori per l'allenatrice licenziata

Roma, solidarietà calciatori in mutande

L'allenatrice è stata licenziata per delle foto provocanti sul suo account Instagram, i giocatori rispondono con una foto della squadra in mutande.

Alice Broccoli, originaria della Brianza, è una grande tifosa dell’Atalanta. Qualche giorno fa è stata licenziata, diventando la ex allenatrice della squadra di calcio San Martino a San Leone, del quartiere Pigneto. Il motivo? Alcune foto pubblicate sul profilo Instagram, che la ritraevano con la casacca dell’Atalanta, in mutandine e tatoo. 

Per tutta risposta, i calciatori della squadra Atletico San Lorenzo hanno deciso di scendere in campo in mutande, per dimostrare quanto la stessa posa venga vista in maniera diversa a seconda di chi la pubblichi, se una donna o un uomo.

Calciatori in mutande per dare sostegno all’allenatrice ingiustamente licenziata

Su Facebook gli stessi giocatori hanno raccontato la vicenda, sottolineando come: “Succede a Roma, nel 2021, ma sembra di essere nel Medioevo“.  I ragazzi hanno anche marcato quanto l’allenatrice sia sempre stata competente e stimata, ma soprattutto quanto per una donna sia già stato difficile intraprendere quella strada professionale

“La sua colpa? Essere una donna libera e autodeterminata, in un ambiente da sempre pensato come maschile”.

Le capacità di Alice è stata messa in discussione da semplici scatti fotografici, i quali sono stati visti come osè e poco adatti ad un’allenatrice, “perché nella nostra società essere donne libere ed emancipate ha un costo. Il sapore di questi giudizi – che invadono la sua vita privata e dei conseguenti provvedimenti nei suoi confronti – sembra essere quello della bigotteria moralizzante a cui le donne sono da sempre sottoposte“. 

Ancora oggi è evidente che il corpo di una donna viene visto come lo strumento attraverso il quale poter giudicare e condannare la donna stessa. Viviamo in una società ancora estramamente sessista

“Un oggetto sessualizzato sempre, al servizio delle fantasie maschili. Quello stesso corpo che, invece, diventa il pretesto maschilista, puritano e ipocrita per accusare le donne di oscenità ed esibizionismo quando le stesse vogliono avere il controllo sulla propria immagine e mostrarsi liberamente”.

I calciatori hanno, dunque, scelto di unirsi alla rabbia dei loro colleghi che avevano perso la loro educatrice, perchè: “Speriamo che questa onda di solidarietà e indignazione cresca di giorno in giorno, al fine di compiere un altro necessario passo verso #unaltrogeneredisport, libero dal sessismo!“.

LEGGI ANCHE>> Licenziata per un tatuaggio sul piede