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Pubblica una foto mentre sutura un cadavere in obitorio, caposala nella bufera: “Offesa al decoro della professione”

Sutura cadavere foto social

Caposala di Brindisi nel mirino delle polemiche per aver condiviso sui social delle foto mentre sutura un cadavere. Interviene la FNOMCeO.

Sutura un cadavere in obitorio e si fa scattare delle foto che poi condivide sui social: l’episodio finito nel mirino delle polemiche si è verificato all’ospedale Perrino di Brindisi lo scorso Primo Maggio. Lo scatto, inizialmente, era stato postato online come una storia e avrebbe dovuto essere visibile soltanto per 24 ore. Qualcuno, però, ha notato il gesto della caposala protagonista dell’accaduto e ha fatto circolare l’immagine che è recentemente diventata virale, spingendo l’Ordine Nazionale dei Medici a intervenire.

Sutura un cadavere in obitorio e posta la foto sui social, Anelli: “Offesa al decoro della professione”

Ago ricurvo e fettuccia da sutura alla mano, una caposala dell’ospedale Perrino di Brindisi si è fatta fotografare mentre era intenta a ricucire l’addome di un cadavere che era stato sottoposto ad autopsia mentre la salma, adagiata sul tavolo, aveva ancora le viscere in bella mostra. Lo scatto è stato, poi, condiviso dalla stessa donna come storia sui suoi profili social. L’accaduto è diventato virale e ha scatenato numerose polemiche, spingendo il presidente della FNOMCeO, Filippo Anelli, a intervenire. È quanto riferito dall’edizione pugliese del Corriere del Mezzogiorno diffusa nella giornata di domenica 15 ottobre.

“Si tratta di un fatto estremamente grave e di pessimo gusto che meriterebbe l’intervento dell’Ordine degli infermieri e l’avvio di un procedimento disciplinare”, ha dichiarato Anelli. “Non so se ci sono profili di carattere penale e neppure se si possa parlare di vilipendio di cadavere. Questa cosa deve essere approfondita da chi di dovere. Io mi limito a dire che la vicenda va inquadrata nell’ambito della tutela del decoro della professione”, ha aggiunto il presidente nazionale dell’Ordine.

La polemica

In merito all’accaduto, è intervenuto anche Rocco de Nuccio, dirigente generale dell’Asl. “Prendo atto stamane di un grave e negligente comportamento attribuito ad una dipendente e risalente a diversi mesi fa, da quanto si apprende, al primo maggio di quest’anno”, ha dichiarato de Nuccio. “L’azienda prende le distanze da ogni azione individuale che ne comprometta l’integrità e allo stesso tempo non può restare indifferente rispetto a questi episodi, che vanno tuttavia accertati e approfonditi. Mi attiverò a tal fine segnalando il fatto a chi di competenza”, ha concluso.

Alla luce delle informazioni sinora diffuse, la dipendente che appare negli scatti ricopre il ruolo di coordinatrice del reparto di Anatomia e Istologia patologica dell’ospedale di Brindisi.

Anche se le storie hanno una durata di sole 24 ore prima di sparire dal web, le foto sono state salvate e archiviate da qualcuno che le ha poi fatte circolare alla metà di ottobre.

Sutura un cadavere e posta le foto sui social: le didascalie alle immagini

“L’argomento è parecchio scivoloso e non so dire se a una caposala sia consentito o meno di eseguire la sutura su una salma in obitorio”, ha osservato Anelli. “Resta il fatto che le foto scattate con la faccia sorridente davanti al cadavere mi sembrano, comunque, un’offesa al decoro della professione infermieristica, oltre che un gesto di pessimo gusto. Magari, dietro la porta, c’erano pure i parenti del defunto a disperarsi per il dolore”.

Intanto, stando alle informazioni sinora diffuse, a corredo delle immagini condivise il Primo Maggio scorso, sono state scritte frasi ispirate alla Festa dei Lavoratori. In una didascalia che accompagnava una delle foto pubblicate dalla caposala, si legge: “Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e con la testa è un artigiano. Chi lavora con le sue mani, con la testa e con il cuore è un’artista. Buon Primo Maggio a tutti”.

Ad accompagnare lo scatto della caposala sorridente mentre tiene in mano ago e filo da sutura, invece, c’è la scritta: “Quando ero piccola la sarta mi diceva (in dialetto): ‘Filo lungo, maestra pazza. Si è avverato tutto”.